"Il popolo padano non esiste" Napolitano contro la secessione
«Il popolo padano non esiste». Giorgio Napolitano torna a mettere le cose in chiaro. Se la prende con la Lega. Cerca di capire «da dove nascono queste nuove grida che si levano dai prati e che invocano la secessione». Poi, parlando agli studenti dell'Università Federico II di Napoli, si sfoga: dividere l'Italia «è fuori dalla realtà del mondo d'oggi». Pronta la replica di Roberto Calderoli: « Napolitano dimentica l'autodeterminazione dei popoli». Proprio nel giorno in cui, secondo un sondaggio Ipr Marketing, il 92% degli italiani dice di avere fiducia nel Capo dello Stato, lui alza la voce e torna a difendere l'integrità del Paese. Nella sua mente continuano a riecheggiare quei coretti inneggianti la secessione urlati dalla base leghista sia dal "sacro" prato di Pontida che durante la cerimonia dell'Ampolla a Venezia. E proprio rispondendo ad una domanda del professor Massimo Villone, ex senatore di sinistra, Napolitano ammonisce gli estremismi del Carroccio: «Si dice che la sovranità appartiene al popolo, ma poi non si va oltre la virgola, dove si dice che il popolo la esercita nell'ambito della Costituzione e delle leggi. E nelle leggi non c'è spazio per la secessione». La Lega, ha analizzato il Capo dello Stato, dal 2006 si era «evoluta positivamente» decidendo di accantonare le proposte secessioniste del professor Gianfranco Miglio. «Fu scelto allora - ha aggiunto - il federalismo fiscale. Un'evoluzione in senso federale dello Stato italiano. Ed ora, per realizzarla, si discute del superamento del bicameralismo perfetto per far nascere una Camera delle Autonomie come quelle che esistono in Germania, in Francia e in altri Paesi». Eppure a qualcuno questo sembra non bastare più. Dalle colonne della Padania di ieri, Stefano B. Galli, ipotizzava che «sarà lo sblocco della crisi a portare verso la secessione» aggiungendo che «stiamo arrivando a gambe legate (...) all'Europa delle libere città e delle comunità federali». Parole che sembrano aver agitato le acque a tal punto da costringere Napolitano a replicare: «Si discute di federalismo fiscale, si chiede un livello di partecipazione delle Regioni ... Tutto questo è lecito, ma ove dalle chiacchiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa che va verso la secessione, tutto cambierebbe. Il livello grottesco della richiesta dovrebbe bastare a farlo intendere. Si può strillare in un prato, ma non si può cambiare il corso della storia». Lo scontro tra i Lùmbard e il Quirinale resta così a livelli preoccupanti. E se al monito della settimana scorsa quando Napolitano disse che «Bossi è fuori dalla storia» la Lega preferì non alimentare polemiche questa volta l'intera compagine nordista si è mobilitata in difesa della propria identità. In prima linea si schiera proprio il quotidiano del Nord. La prima pagina della Padania in edicola oggi batte sull'orgoglio del popolo di cui Giorgio Napolitano ha negato l'esistenza: «Io esisto e sono padano». Il tutto corredato da una dichiarazione di Roberto Calderoli: «La Lega da 20 anni è garanzia di democrazia, Napolitano dimentica l'autodeterminazione dei popoli». Un'introduzione che lascia subito spazio ai possibili risvolti di questa vicenda arrivata, secondo quanto spiega un dirigente del Carroccio, non troppo inattesa: «Hanno paura. E dopo aver attaccato Berlusconi per farlo dimettere senza riuscirci, ora attaccano noi sperando di far saltare il banco». Un'eventualità che chi ha avuto modo di parlare con il premier ieri racconta non sia del tutto da escludere. Il Cavaliere infatti avrebbe definito la «bacchettata» del Quirinale «destabilizzante» in un momento in cui occorre serrare i ranghi per fronteggiare la crisi. Anche perché, avrebbe fatto capire, il rischio è che la fazione romana guidata da Gianni Alemanno e l'ala sudista della maggioranza possano trarre dalle parole di Napolitano «ispirazione» e argomenti polemici contro l'ormai tradizionale antagonismo leghista.