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Salvataggio alla maniera di Berlino

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Naturalmentele autorità elleniche potrebbero anche, come spesso hanno fatto, spendere i soldi in gare di sirtaki e distribuzione di pita gyros. Questioni loro. Ciò che invece sono affari anche nostri è il conquibus del progetto, che appunto profuma di business lontano un miglio. Intanto non si sa se quella di Atene sarà un'adesione volontaria o una sorta di esproprio: c'è da propendere per il secondo. Del fondo salva stati, però, l'Italia è terza azionista, dietro Germania e Francia, con il 18 per cento pari a 150 miliardi. In nostro dividendo da ciò che si profila come il vero “soccorso” alla Grecia, dovrebbe essere di conseguenza. Anche perché, esattamente come per i tedeschi, si tratta di denaro dei contribuenti. Qualcosa, chissà perché, ci bisbiglia che alla fine ci troveremo a raccogliere le briciole. In fatto di privatizzazioni ci facciamo sempre fregare: basta ricordare quelle di Romano Prodi. Le nostre banche sono per ora fuori dai grandi giri. Ed il governo è distratto da altro: Bossi, Tremonti, le procure. Mentre i giochi si fanno adesso: la conferenza di Yalta fu nel febbraio '45, due anni e mezzo prima della resa del Giappone.

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