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I pm di Napoli puntano sulle commesse estere

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Niente da fare. I pm di Napoli non mollano. La loro missione primordiale è iscrivere Silvio Berlusconi sul registro degli indagati e adesso che la procura di Bari rischia di finire sotto i riflettori riuscendo nell'"impresa", Woodcock e compagni, invece di arrendersi, rilanciano. È vero, hanno trasmesso a Roma gli atti (inviati ieri dalla Capitale alla procura di Bari) riguardanti l'inchiesta sulle ingenti somme di denaro erogate dal premier a Valter Lavitola e Gianpaolo Tarantini. Ma quelli rappresentano uno stralcio di una inchiesta più ampia. L'indagine su Lavitola e Tarantini (scarcerato dal Riesame che ha ritenuto insussistente il capo di accusa nei suoi confronti) è scaturita infatti dalle intercettazioni predisposte nell'ambito del procedimento che ha coinvolto il parlamentare Marco Milanese e che intende far luce su alcuni appalti statali. Cosa accadrà degli altri filoni d'inchiesta aperti sulla base delle conversazioni intercettate, in primis quella sulle commesse estere di Finmeccanica? I pm napoletani non intendono lasciarseli sfuggure. Secondo quanto si apprende, l'ipotesi di reato avanzata dai magistrati per questa parte d'indagine sarebbe quella di corruzione internazionale. Il fascicolo, attualmente in una fase d'avvio, dovrebbe restare a Napoli. L'esistenza di un'indagine da parte della procura di Napoli era venuta fuori proprio nell'ambito dell'inchiesta Lavitola-Tarantini, dalla lettura di alcuni passaggi dell'ordinanza di custodia e, in particolare, in relazione a una richiesta di proroga delle intercettazioni. Esiste «la pratica, da parte dei rappresentanti delle società di Finmeccanica - si sottolinea nell'ordinanza -, di corrompere i rappresentanti dei governi esteri per potersi aggiudicare le gare». L'attenzione sarebbe concentrata soprattutto sulla vendita di armamenti nei paesi dell'America Latina e sul ruolo di intermediario di Lavitola. Woodcock e compagni, tuttavia, vogliono vederci chiaro. Ecco perché ieri hanno disposto una serie di accertamenti nella sede de L'Avanti! a Roma. Le verifiche effettuate dalla Guardia di Finanza, secondo quanto è stato possibile ricostruire, non riguarderebbero il filone d'inchiesta sulle escort, ma appunto quello relativo alle commesse estere di Finmeccanica. Obiettivo delle perquisizioni alcuni documenti utili a fare chiarezza sui finanziamenti dello Stato al quotidiano. Anche di questo stralcio d'indagine si fa riferimento nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Lavitola, Tarantini e della moglie Nicla per il presunto ricatto al premier Silvio Berlusconi, firmata dal gip Amalia Primavera. Secondo il giudice, infatti, dalle conversazioni tra i tre si evince la «continua e costante gestione di affari e di transizioni illecite», nonché «la malversazione, il dirottamento e l'utilizzo per finalità diverse, operato sempre dal Lavitola, dei fondi e dei finanziamenti erogati dallo Stato al quotidiano L'Avanti! dal Dipartimento dell'editoria della Presidenza del Consiglio». Somme «ingenti» che, sempre secondo il giudice, sono state «distolte e destinate dal predetto Lavitola e dai suoi complici al perseguimento di interessi e di affari personali che nulla hanno a che fare con il suddetto quotidiano». Non è tutto. Ieri la Guardia di Finanza ha effettuato, sempre su mandato della procura di Napoli, una perquisizione anche in casa di Luigi Bisignani, il consulente agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sulla P4. Secondo quanto si apprende, i militari avrebbero fatto una serie di acquisizioni documentali e sequestrato tutti i computer "agganciati" alla rete adsl. Gli accertamenti sarebbero legati alla perquisizione compiuta nella sede de L'Avanti!, ma ancora non tutto è chiaro. E l'offensiva dei pm continua. Na. Pie.

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