Bankitalia fa quadrato su Saccomanni

Niente da fare per la nomina del nuovo Governatore della Banca d'Italia. Dal Consiglio Superiore di Palazzo Koch, convocato in via ordinaria ma pronto ad ad assumere la forma straordinaria per dare via libera al candidato indicato dal Governo, è arrivata una fumata nera. I consiglieri di Via Nazionale si sono limitati a ratificare l'ordine del giorno con trasferimenti e promozioni per il personale interno. La lettera con il nome suggerito dall'esecutivo, l'attuale direttore generale Fabrizio Saccomanni, protocollata addirittura venerdì scorso è rimasta nella posta da inviare di Palazzo Chigi. Il braccio di ferro sul sostituto di Mario Draghi (in partenza per la Banca Centrale Europea dove prenderà il comando a partire dal primo novembre) iniziato martedì sera dal ministro Giulio Tremonti che è tornato in pressing per rimettere in pista il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, ha interrotto un processo di designazione che sembrava ormai ben definito a favore di Saccomanni. E la giornata che doveva sancire il sostanziale semaforo verde per l'uomo interno si è trasformata in una serie di incontri convulsi sotto il profilo politico. Draghi ha incontrato prima il premier Berlusconi. Poi è salito dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il quale non si è mai interrotto il canale di comunicazione e che segue la vicenda con la massima attenzione. Draghi aveva già espresso nelle scorse settimane al premier la preferenza della della struttura di Banca d'Italia per il suo direttore generale riscuotendo un sostanziale via libera. Tutto bloccato. I tempi intanto stringono. Da Francoforte, impegnata nel contestato programma di acquisti di titoli di Stato, c'è attenzione alla vicenda e ci si aspetta che non venga lesa l'indipendenza dell'istituto centrale italiano e non arrivi un segnale negativo ai mercati. Lo stop alla candidatura di Saccomanni espresso da Tremonti è stato favorito anche dalla scelta della Lega di spalleggiare il ministro nella candidatura di Grilli. Una indicazione non pienamente condivisa visto che il ministro leghista Maroni, in Parlamento, ha chiesto lumi a Tremonti sul suo cambio di rotta dopo aver assicurato, lo scorso agosto, che sarebbe stata seguita l'indicazione di Draghi per il successore. Con questi presupposti la riunione del Consiglio Superiore, iniziata alle 11.30, è terminata nel pomeriggio con un nulla di fatti. Il consigliere anziano Paolo Blasi ha però in, maniera irrituale, considerato il tradizionale riserbo di Palazzo Koch fissato alcuni paletti sulla vicenda. In primis l'assicurazione che venga garantita in ogni caso, e dunque con ogni candidato, l'autonomia dell'istituto. Poi la richiesta che «si debba procedere nel modo più rigoroso rispettando le procedure previste dallo statuto». I tredici consiglieri, che si riuniranno nuovamente il prossimo 24 ottobre attendono così la comunicazione ufficiale da parte dell'esecutivo. Solo a quel punto, e passati alcuni giorni, si potrà convocare il Consiglio in riunione straordinaria. I tempi comunque stringono perché la procedura prevede appunto il parere del Consiglio, quindi la deliberazione del Consiglio dei Ministri e poi che il nome venga proposto dal premier al Capo dello Stato. Un iter che richiede alcuni giorni e che quindi restringe il tempo a disposizione dell'esecutivo per trovare al proprio interno la quadra. E proprio per questo tornano con insistenza le voci di un «terzo» candidato per risolvere l'impasse. Si riparla del componente del board della Bce Lorenzo Bini Smaghi oppure, per non scontentare troppo l'istituto, il vice direttore generale Ignazio Visco il quale, secondo alcune ipotesi, potrebbe ricoprire la carica di direttore generale qualora prevalesse l'ipotesi Saccomanni.