Sfiducia a Romano, la Camera dice no
L'aula della Camera ha respinto con 315 voti contrari e 294 a favore la mozione di sfiducia individuale presentata dalle opposizioni Pd-Idv-Fli al ministro dell' Agricoltura, fondatore del Pid e membro del gruppo parlamentare dei Responsabili. Alla votazione hanno preso parte 609 deputati. Contro la sfiducia hanno votato le forze di maggioranza: Pdl, Lega e Popolo e Territorio (Responsabili). A favore le forze di opposizione: Pd, Idv e Terzo Polo (Udc,Fli e Api). I sei deputati Radicali non ha preso parte alla votazione. La mozione di sfiducia aveva fatto seguito alla decisione del Gip di Palermo di ordinare alla Procura il rinvio a giudizio del ministro per concorso in associazione mafiosa. BERLUSCONI FISCHIATO Il premier è stato accolto dai fischi dai banchi dell'opposizione, coperti poco dopo dagli applausi della maggioranza non appena è sfilato sotto il banco della Presidenza e ha pronunciato il suo no. Il presidente del Consiglio ha saluto i suoi ed è andato a complimentarsi con Manlio Contento che aveva appena pronunciato la dichiarazione di voto contrario del Pdl. Conversando con alcuni parlamentari, poi, è tornato a ripetere di essere un perseguitato, finito nel mirino della magistratura solo per fini politici. C'è una gara delle procure contro di me, prima mi vogliono come testimone ora come indagato, avrebbe detto. Non ce la faccio più, uno di questi giorni vado in tv ed esplodo, ha spiegato il Cavaliere ai parlamentari del Pdl. PDL A CASINI: TRADITORE Proteste in aula alla camera durante il voto per la mozione di sfiducia nei confronti del ministro Saverio Romano. A suscitare le ire dei deputati della maggioranza e' stata la lunga lista di loro colleghi cui è stato concesso di votare prima del nome sorteggiato. Particolarmente vibrata la protesta di Mario Landolfi che e' stato richiamato all'ordine dalla presidente di turno, Rosy Bindi. Ironia della sorte, viste le accuse dell'opposizione alla Lega per la decisione di non sfiduciare il ministro, il deputato da cui è partita la prima chiama è stato proprio un esponente del Carroccio, Guido Dussin. Tormentato poi il voto di Daniela Melchiorre. L'esponente dei Liberal democratici è passata davanti al banco della presidenza ed ha detto sì alla sfiducia, ma forse per un disguido il suo voto non è stato registrato. Così sul tabellone è apparsa la scritta "Daniela Melchiorre non ha risposto". Avvertita dal collega di partito Italo Taloni, la Melchiorre è ripassata ed ha scandito il suo sì tra le urla di disapprovazione partite dai banchi della maggioranza. Gli strali dei deputati del Pdl hanno colpito anche Pier Ferdinando Casini. Non appena il leader Udc ha votato, dai banchi del Popolo della libertà si sono levate urla: "traditore". Romano ha fatto un discorso a braccio per dire la sua verità, contro la "disinformatia" che si è fatta attorno alla sua vicenda. "Quello che un tempo era l'ordine giudiziario ormai ha soverchiato il Parlamento e ne vuole condizionare le scelte". Intervenendo in Aula, dai banchi del Governo durante il dibattito ha detto: "L'ordine giudiziario nel tempo è diventato centrale nella vita democratica del nostro Paese: ha soverchiato il Parlamento e ne vuole dettare le scelte. Non lo dico per citare ancora una volta sir Francis Bacon, ma perché sono convinto che il potere deve corrispondere alla responsabilità". E ancora il ministro: "Io in questi giorni sono stato oggetto di una campagna di aggressione che non auguro a nessuno, spesso con delle grossolane inesattezze". "Stiamo molto attenti cari colleghi c'è un principio che una volta disatteso diventa uno sbrego per la nostra democrazia ed è il principio di legalità, cosa diversa dai principi giustizialisti cui non mi accomodo", ha insistito Romano. C'è "una sparuta pattuglia di magistrati che, per loro stessa ammissione, insieme ad alcuni movimenti politici vorrebbero realizzare una democrazia etica anziché una democrazia aritmetica", ha attaccato ancora Romano. "Contesto questa mozione di sfiducia perché è odiosa", ha affermato il ministro. "Entrando nel Gruppo dei Responsabili e dando il mio sostegno al governo ho fatto una scelta, se queste sono le conseguenze sono disposto ad accettarle". Alcuni deputati di Fli hanno disposto sui banchi copie della vignetta di Vauro pubblicata da Il fatto quotidiano. La vignetta si intitola "Pornostato" ed è una parodia del celebre "Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo. In bella evidenza il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Giampaolo Tarantini, Emilio Fede e Lele Mora e alcune ragazze nude. Giulio Tremonti vede per qualche minuto Gianni Alemanno, già riunito con Ignazio La Russa e Andrea Ronchi: un breve incontro a margine della seduta. E per scherzo lo saluta con un saluto: quello romano. Braccio e mano tesa davanti la porta, poi il breve incontro e di nuovo saluti, questa volta normali. "Mi sembra si sia aperta la campagna elettorale", ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, lasciando Montecitorio.