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La scure di S&P. Rating giù a 11 enti locali

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La sede dell'agenzia di rating Standard and Poor's a New York

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Ci risiamo. Standard&Poor's, l'agenzia di rating statunitense, fedele all'imperativo categorico di ritrovare un'immagine di severità dopo il fallimento di molte delle previsioni fatte negli anni scorsi (vedi gli alti voti di affidabilità finanziaria prima del crac della banca d'affari Lehman Brothers) ha usato la mannaia su 11 enti locali italiani. Declassamento, termine ormai celebre anche ai non economisti, che significa un voto più basso per la loro affidabilità finanziaria ovvero la capacità di restituire i debiti contratti. L'agenzia creditizia ha abbassato da A+ ad A, con outlook negativo, il rating delle Provincie di Mantova e di Roma, delle Regioni Sicilia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria e Marche, delle città di Genova, Bologna e Milano. Per Torino, invece, è stato rivisto da stabile a negativo l'outlook, mentre è stato confermato ad A il rating sul debito a lungo termine. Inevitabile le proteste degli amministratori locali. Quelli più arrabbiati con il governo per i tagli subìti si sono affrettati a dire che l'abbassamento del rating è la dimostrazione del danno che le misure assunte dal governo stanno producendo agli enti locali e ai cittadini. Per i più benevoli (o più vicini alla maggioranza di governo) la causa sta nell'inevitabile ripercussione di una situazione finanziaria nazionale e internazionale particolarmente delicata. Molti hanno preso le distanze sui possibili effetti futuri del taglio del rating. Il presidente facente funzioni dell'Anci, Napoli, ha spiegato che «l'abbassamento del rating avrà come inevitabile corollario l'aumento delle tasse che i cittadini saranno chiamati a pagare per gli interessi sul debito dei Comuni». In realtà il declassamento comporta oneri più alti solo per i nuovi mutui accesi dagli enti locali. La discesa a uno scalino più basso nella scala dei giudizi di S&P renderà più alti i tassi di interessi richiesti ai Comuni e alla Regioni che contraggono prestiti. Insomma un'ipoteca sul futuro. Ma a controbilanciare la scure dell'agenzia di rating potrebbe essere la giustizia americana e il sistema di contrappesi e di controlli del mercato Usa. La società Usa McGraw-Hill ha fatto sapere ieri che la sua controllata Standard and Poor's è finita nel mirino della Sec, la Consob statunitense. L'agenzia è accusata di aver violato le leggi sulla sicurezza federale a causa di una valutazione di rating assegnata del 2007 a un pacchetto di obbligazioni strutturate sui mutui (cosiddetti Cdo). Standard and Poor's ha ricevuto lo scorso 22 settembre una comunicazione da parte della Sec in cui viene avvisata di un possibile ricorso in sede civile per il rating emesso dall'azienda sul cdo denominato «Delphinus CDO 2007-1». Dall'accusa potrebbero arrivare sanzioni pecuniarie per l'agenzia. L'avviso della Sec è finalizzato a consentire all'agenzia di difendersi dalle accuse dell'amministrazione Usa. Un gesto di garantismo che per la prima volta però apre una breccia contro quello che è stato finora lo strapotere delle tre sorelle della valutazione del merito di credito di società e Stati.

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