Berlusconi non molla: il dl sviluppo lo faccio io
Avanti con la legge sulle intercettazioni e sul dl sviluppo. Minimizzando gli attacchi che gli arrivano dal mondo giudiziario e dalla Chiesa per bocca del cardinal Bagnasco. Berlusconi non molla e rilancia. Per prima cosa sulla legge per cambiare quella che definisce la «barbarie» delle conversazioni telefoniche rubate e poi pubblicate sui giornali. Il ddl potrebbe arrivare in aula già questa settimana, subito dopo il voto di fiducia sul ministro Saverio Romano, previsto per domani. Ci sono però da approvare ancora alcuni provvedimenti, così il ddl è probabile che slitti alla settimana prossima. Un testo sul quale l'opposizione è già pronta a dare battaglia. Ed è per questo che il governo potrebbe chiedere ancora una volta la fiducia. L'altro tema sul quale Berlusconi sta lavorando è il decreto sullo sviluppo. E nel quale entra la partita con Giulio Tremonti. Ieri il primo appuntamento del ministro dell'Economia, smaltito il viaggio di ritorno da New York, è stato un incontro con Umberto Bossi nella sede milanese della Lega in via Bellerio. Un gesto che da una parte fa capire come sia importante per il responsabile rinsaldare l'asse con il Carroccio e dall'altra come voglia invece marcare la distanza attuale proprio con il premier. Berlusconi, e buona parte della coalizione di centrodestra, vuole costringere Tremonti ad accettare un lavoro più collegiale, a non decidere più tutto da solo con i suoi tecnici nelle stanze del ministero di via XX Settembre. Gianni Letta da giorni è impegnato in un lavoro di mediazione. Contatti telefonici continui con il ministro dell'Economia nel tentativo di trovare una sintesi. Le «colombe» come Paolo Bonaiuti, ma anche altri big del partito, consigliano ad entrambi di cercare una soluzione, di mettere da parte polemiche e incomprensioni e avviare una fase di riconciliazione. Ma al momento il presidente del Consiglio, osservano sempre fonti parlamentari, non è intenzionato a cedere. E non ha alcuna voglia di incontrare Tremonti. «Non vuole lo scontro, ma non è più intenzionato ad accettare decisioni imposte da altri», spiegano i parlamentari che lo hanno incontrato. Soprattutto perché Berlusconi vuole intestarsi la paternità del decreto sullo sviluppo. Ce lo chiede l'Europa, serve all'Italia e ci voglio pensare io, continua a dire ai suoi interlocutori. Il Cavaliere vorrebbe accelerare, presentare già in settimana in Cdm il pacchetto. Ieri il premier ha spiegato di voler puntare, tra l'altro, sulle dismissioni del patrimonio pubblico e sullo sblocco di grande opere (si parla di defiscalizzazioni per chi investe), ma nel «carnet» potrebbero essere inserite anche misure sulle pensioni. Temi che ieri sera sono entrati nella discussione con i settanta invitati a cena ad Arcore, una platea di industriali milanesi e di altre regioni del Nord, esponenti del mondo finanziario, rappresentanti delle banche e della moda e membri di Confindustria.