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Alemanno rilancia la destra anti-Bossi

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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Congressi, primarie e legge elettorale. Sono le tre parole chiave non solo del documento presentato ieri alla conclusione della tre giorni della Fondazione Nuova Italia e dai Circoli Nuova Italia ma la strada tracciata dal presidente della Fondazione e sindaco di Roma Gianni Alemanno. La tre giorni di confronto sulla politica del Pdl e del centrodestra è stato, di fatto, il primo dibattito pubblico sul «dopo Berlusconi». A partire dai rapporti con la Lega. Non a caso Alemanno ogni giorno ha messo in evidenza il ruolo sproporzionato del Senatùr, ergendosi all'anti-Bossi per eccellenza e guadagnandosi l'appellativo di «virus tossico della maggioranza» da parte del senatore del Carroccio, Piergiorgio Stiffoni. Un ruolo importante quello di Alemanno, legittimato dagli applausi del pubblico. «Siamo l'unico centrodestra europeo che non è capace fino in fondo di sventolare con orgoglio la bandiera nazionale perché c'è questo tema con la Lega - sottolinea Alemanno -. Grazie al partito di Bossi siamo cresciuti nel dibattito sul federalismo. Ma poi quando dicono di portare i ministeri al Nord siamo davanti a un centralismo che non riguarda l'Italia e che non si può fare». La consapevolezza della forza del Pdl, «partito con oltre il 30% dei consensi» deve essere la base di un rilancio politico e programmatico non più procastinabile. «Non siamo i "malpancisti" né quelli del tanto peggio tanto meglio ma siamo gli italiani che chiedono ad Alfano, a Berlusconi, al Pdl di andare avanti e di vincere - ha chiarito il sindaco - Molti si sono chiesti cosa ci sia dietro questo convegno, se ci sia la nascita di una corrente o un'opposizione interna al Pdl. Dico che dietro questo convegno c'è la volontà di non chiudere gli occhi, di affrontare i gravi problemi del Paese. Il nostro impegno deve essere quello di dare risposte agli italiani e non consegnare l'Italia a questa sinistra». Un atto importante quello di Alemanno che per "risvegliare" il popolo della destra ormai "orfano" di Fini ha dovuto colpire alleati ed ex azzurri. «Mai più Minetti nei consigli regionali perché in questo modo offendiamo il Pdl e Berlusconi» ha esordito il sindaco riferendosi alla legge elettorale e all'abolizione delle liste bloccate, per poi affondare:] «Abbiamo rispetto di Berlusconi e dobbiamo avere consapevolezza del suo ruolo. La sua opera però non è individuale ma è storica e sfocia in un'identità plurale di un partito. Una cosa è rispettare Berlusconi, un'altra cosa è rispettare un certo cerchio magico attorno a lui e che lo condiziona negativamente». Il «cerchio magico» non ha gradito, al punto che il sottosegretario Giro ha replicato: «Invece di parlare di cerchio magico sarebbe meglio che ciascuno di noi impugnasse una sorta di specchio magico, dove riflettere ciò che si è fatto in questi anni di buono e di meno buono al servizio dei nostri elettori dai rispettivi ruoli politici e amministrativi».   Risposta incassata da Alemanno, che ha parlato da leader di destra alla destra, per poi tornare a mediare: «Un governo tecnico sarebbe un salto nel buio. Questo esecutivo deve governare e creare un programma di fine legislatura per le riforme. Berlusconi, come giustamente afferma il sottosegretario Giro, non può diventare un alibi per la nostra mancata assunzione di responsabilità come classe dirigente del Pdl». Bene quindi ad Alfano come papabile candidato premier ma, prima di tutto, occorre fare il partito. Un partito dove la destra c'è e si sente.

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