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Sono tutti di fretta.

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"Tagliati"con un colpo di spugna undici testimoni della difesa (e indicata la sostituzione di altri tre, non rintracciabili), la prescrizione incombe. Niccolò Ghedini, uno dei legali di Silvio Berlusconi imputato di frode fiscale, ormai ci ha fatto l'abitudine: «Faranno la sentenza senza ascoltare i nostri testi», commenta. L'avvocato del premier fa osservare inutilmente ai giudici che la prescrizione per l'affare Mediaset è fissata al giugno 2014 e che quindi non ci dovrebbe essere fretta di chiudere. Ma è proprio ai rischi di prescrizione che fa riferimento il presidente del collegio giudicante Edoardo D'Avossa quando a inizio udienza replica ai legali del Cav che spiegano alla Corte di essere impediti a partecipare all'udienza del 5 ottobre prossimo. «È un'udienza rogatoriale in videoconferenza con Montecarlo - replica - abbiamo fatto tanto per avere una data, io non rinvio nulla, voi farete le vostre rimostranze. Questo è un processo a rischio prescrizione». Punto e basta. Il dibattimento sui presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset è iniziato nel 2006, dopo che le indagini preliminari erano durate quattro anni. Il messaggio che hanno lanciato ieri i giudici della prima sezione penale di Milano è che bisogna arrivare rapidamente alla conclusione. L'udienza di ieri ha fatto registrare due testimonianze: Marina Camana, segretaria del defunto manager Fininvest Carlo Bernasconi e Achille Frattini, capo del collegio dei sindaci di Mediaset dal 1994 al 2007 che ha affermato di non ricordare chi dentro l'azienda si occupasse dell'acquisizione di diritti televisivi, di non sapere come gli stessi diritti fossero passati da Fininvest a Mediaset. Na. Pie.

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