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La politica e il Vangelo

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Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante la sua prelusione al Consiglio episcopale

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La Chiesa fa quello che deve fare la Chiesa: cerca di illuminare la via degli uomini attraverso la parola del Signore. La prolusione del cardinale Angelo Bagnasco in questo non ha niente di straordinario, è il minimo che ci si può attendere vista la situazione del Paese, gli errori e i comportamenti della sua classe dirigente. Nel mirino c'è Berlusconi? Sì, ma è in buona compagnia perché Bagnasco le canta a tutti e fa una puntuale disamina della cronaca mettendola in una prospettiva che è nel mondo e nello stesso tempo «demondanizzata», superiore e divina. Una lettura solo politica delle parole del presidente della Cei è parziale, la banalizza, non ne coglie lo sforzo di elevazione, la tensione costruttiva. Papa Ratzinger ha espresso con parole sublimi durante il suo discorso di Friburgo questo concetto: «Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi, per la Chiesa "demondanizzata", testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui ed oggi la signoria dell'amore di Dio». La Chiesa agisce secondo il Vangelo, segue la via della carità e del perdono. Mi chiedo quanti italiani dopo la lettura dei giornali oggi coglieranno il senso profondo di queste parole. Quanti riusciranno a pesarle e tramutarle in azione, costruzione del futuro e quanti invece le useranno per fini di battaglia di fazione, di clan, arma di distruzione (e non creazione) di massa. Vedremo anche questo. E perderemo un'altra occasione per riflettere sui limiti e le potenzialità di un Paese come l'Italia. Sarebbe bello potersi confrontare con serenità su questo tema, trarne giovamento ed energia positiva, ma ho la certezza che assisteremo a un altro scontro tra guelfi e ghibellini. Avanti così, verso l'autodistruzione e la ricerca del capro espiatorio.  

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