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Brunetta: basta certificati antimafia Stop di Maroni

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I ministri Roberto Maroni, Ignazio La Russa e Renato Brunetta

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"Una delle vitamine per la crescita è la semplificazione. Perchè famiglie e imprese devono fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha già in casa? Basta certificato antimafia. Basta pacchi di certificati per partecipare ai concorsi. Ci sono tante riforme che non costa niente ma che producono crescita". Lo ha detto il ministro della Pa Renato Brunetta a margine della presentazione del nuovo logo della Pubblica Amministrazione. L'obiettivo del Ministero sarebbe eliminare completamente i certificati nei rapporti con la Pa e sostituirli con autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla Pa resteranno valide solo nei rapporti tra privati. Su questi ultimi sarà apposta la dicitura: 'Il presente certificato non può essere prodotto agli organi della pubblica amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi'. In questo modo alle pubbliche amministrazioni e i gestori di pubblici servizi sarà lasciata solo la scelta fra acquisire d'ufficio dati e informazioni o accettare le autocertificazioni. Anche per il Durc, il Documento unico di regolarità contributiva, e le certificazioni antimafia, nulla sara' richiesto al cittadino e si dovrà procedere sempre all'acquisizione d'ufficio. Alle domande dei giornalisti, che gli chiedevano come fare per crescere, decisa la risposta di Brunetta: "Vendere, vendere, vendere. È necessario vendere tutto quello che non serve e il capitale che non rende e gli asset pubblici non strategici. Si potrebbero dismettere le public utilities di gas, acqua e spazzatura. Serve inoltre semplificare e comunicare la semplificazione. Bisogna diminuire i certificati e gli adempimenti inutili per le famiglie e le imprese". Poi Brunetta commenta il caso Romano: "Mercoledì ci sarà la fiducia. Le dimissioni di Romano non sono all'ordine del giorno". Spiegando poi che "l'opposizione si diverte ad impallinare il governo ma gli è sempre andata male e andrà male ancora un'altra volta. Siamo ancora un Paese garantista e non si capisce questo gioco al massacro, non fa bene all'Italia, è masochismo bello e buono". Immediate le repliche dal mondo della politica e della giustizia. Primo a rispondere è stato Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia: "Il ministro Brunetta e' sempre molto originale. Sullo stop ai certificati antimafia faccia una proposta di legge, la valuteremo...". Anche il ministro dell'Interno Maroni nega la possibilità di un cambiamento sui certificati: "La certificazione antimafia non può essere modificata perchè è uno strumento indispensabile per combattere la criminalità organizzata e, in particolare, per contrastare le infiltrazioni malavitose negli appalti pubblici». Molto negativo il commento di Sergio D'Antoni, responsabile di politiche e organizzazione territoriale del Pd: queste proposte piuttosto che vitamine "a noi sembrano stricnina. L'idea che la crescita si ottenga a colpi di spugna alla legalita' e' una aberrazione a cui purtroppo ci ha abituati questo esecutivo, che non ha mai avuto una strategia in politica di sviluppo". Il magistrato Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo, si è detto d'accordo "sulla necessita' di semplificare la burocrazia, ma senza intaccare i controlli preventivi antimafia, perche' il rischio di indebolire gli apparati di prevenzione dalle infiltrazioni mafiose c'è e credo che questi strumenti non dovrebbero essere toccati".

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