Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La Camera ha voluto solo «proteggere la persona» di Berlusconi, sostenendo la versione «risibile» che il premier, quando telefonò in Questura per chiedere il "rilascio" di Ruby, era convinto che la giovane fosse la nipote di Mubarak.

default_image

  • a
  • a
  • a

Conqueste parole, scritte in una memoria presentata alla Corte Costituzionale, il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, risponde al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato, lo scorso aprile, dal Parlamento sul caso che vede il premier imputato per concussione e prostituzione minorile. La Procura milanese, infatti, ha deciso di costituirsi come parte davanti alla Consulta per chiedere che il conflitto - con cui la Camera vuole ottenere il trasferimento degli atti al Tribunale dei Ministri - venga dichiarato inammissibile o infondato. E ha nominato un avvocato, il professore Federico Sorrentino, che in un documento di 35 pagine spiega perché la concussione, contestata al presidente del Consiglio per la famosa telefonata in Questura, non è affatto un reato di natura ministeriale. Il conflitto è stato sollevato anche nei confronti del gip Cristina Di Censo, che ha disposto il giudizio immediato per il premier, ma l'Ufficio Gip ha deciso di non costituirsi perché sarebbe stato «superfluo», essendosi già «spogliato del fascicolo», a differenza dei pm che nel processo rappresentano l'accusa. La Camera, secondo l'avvocato della Procura, quando ha negato ai pm l'autorizzazione a perquisire gli uffici del manager Giuseppe Spinelli «nella disponibilità» di Berlusconi, ha fatto propria una tesi che «urta contro il comune buon senso». È, infatti - viene chiarito nella memoria - «tutt'altro che ragionevole credere che il Presidente del Consiglio, per tutelare «il prestigio internazionale dell'Italia», si sia attivato per far rilasciare quella che credeva essere la nipote di un Capo di Stato estero per poi collocarla, non presso un rappresentante diplomatico (...) bensì presso una donna brasiliana», Michelle Conceicao, che «risulta essere una prostituta». E poi, «sebbene nel suo ricorso il difensore della Camera cerchi di sorvolare questo passaggio», ossia la versione di un premier che ha «agito per la difesa del supremo interesse dello Stato», è questo, si legge ancora nella memoria, «il nucleo fondante la tesi sostenuta dalla maggioranza della Camera». L'udienza davanti alla Consulta non è stata ancora fissata, mentre è quasi certo che i difensori del premier alla prossima udienza del processo, il 3 ottobre, chiedano la sospensione del dibattimento, proprio in attesa del «verdetto» della Corte.

Dai blog