A Ballarò giallo per la telefonata del Cav
Alla fine al conduttore di Ballarò, Giovanni Floris, la battuta viene spontanea: «Il telefono non è il forte delle comunicazioni del presidente del Consiglio». Alle 23,15, dopo una puntata sulla crisi economica del Paese e sulle inchieste che coinvolgono il premier, squilla il telefono della trasmissione di Raitre: «È il presidente del Consiglio», informa Floris. Poi aggiunge: «Benché avevamo deciso di ascoltare il premier soltanto se fosse venuto in trasmissione, faremo diversamente. Il momento è delicato e non si può non dare la parola al presidente del Consiglio. Anche se non è coerente», sottolinea il giornalista che prende al volo lo spunto della filosofa Michela Marzano che pochi minuti prima aveva criticato il ministro Fitto dopo un botta con il vicesegretario del Pd Enrico Letta. «Abbiamo tante domande da fargli» ha ribadito Floris. Ancora: «Se non accetta le domande e non risponde in maniera breve faccio io una brutta figura - spiega ancora il giornalista - Metto la mia fiducia sul "titolo Berlusconi", se intende parlare con serenità». Ma niente da fare. Silenzio. «È caduta la linea?». Attesa. Parla il vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, che ci mette il carico da undici: invita il premier a rendere conto della sua «intimità» con Lavitola, il giornalista-faccendiere coinvolto nell'inchiesta della procura di Bari. Passano i minuti. Fitto prende coraggio e protesta con Giannini. Si attende che Berlusconi riprenda la linea. Pochi secondi ancora e poi è Floris ad annunciare di nuovo: «Buonasera presidente del Consiglio». Lunga pausa. Un'altra volta nessuna risposta. Alla fine Floris si arrende e nella serie di telefonate del premier alla trasmissione annovera l'ultima: quella «muta», «un grande classico nella vita di tutti», sorride. Infine conclude: «La trasmissione è finita, invito il presidente del Consiglio a partecipare a Ballarò quando e come vorrà». La redazione conferma che dall'altra parte della cornetta c'era direttamente il presidente del Consiglio, che aveva personalmente contattato la trasmissione e che un tecnico Rai teneva il contatto con Berlusconi in attesa di confermargli il momento della messa in onda. Ma la «sorpresa» non è riuscita. Il Cavaliere aveva telefonato alla trasmissione il 18 gennaio scorso ma in quell'occasione era stato Floris a riattaccare. Del resto la chiamata precedente, il 23 novembre del 2010, non era finita proprio amichevolmente. Si parlava dei rifiuti a Napoli e in studio c'erano, anche allora, il ministro Fitto e il direttore Belpietro. «Il mio è un ritorno di protesta - aveva detto il premier - Mi lasci parlare - aveva invitato Floris - poi rispondo alle sue domande». Niente da fare anche quella volta nonostante le insistenze del conduttore e le critiche nette del premier: «Floris, crede che la Rai sia sua?». Berlusconi aveva concluso la telefonata in modo brusco: «Siete dei mistificatori, non rispondo alle sue domande». Da allora la decisione di ascoltare il Cavaliere soltanto in studio. Niente telefoni, insomma. E una volta tanto le intercettazioni non c'entrano niente.