Udc e Idv progettano la "Pax Berlusconiana"
Dopo la pax augustea e la pax togliattiana, bisogna lavorare alla «Pax Berlusconiana». La prende alla lontana Renato D'Andria, presidente della Fondazione Gaetano Salvemini, che ieri, al Capranichetta in piazza Montecitorio, ha chiamato a raccolta politici e giornalisti di estrazione varia, da Rocco Buttiglione (Udc) a Elio Lannutti (Idv), da Michele Ainis a Roberto Giovannini. Per riflettere sul da farsi, davanti a quella che pare una vera e propria «guerra civile tra Procure ed esecutivo». «Come quella del '46, quando l'Italia era dilaniata dalle faide tra fascisti e partigiani». Modera il direttore de «Il Tempo» Mario Sechi, che coglie la provocazione: «Non siamo nel clima ideale per fare la «pax» in questa guerra di trincea, con elmetti e fucili spiegati». Ma il giornalista Oliviero Beha preferisce parlare, più che di guerra civile, di «pace incivile», visto che «almeno, all'epoca di Togliatti, c'era ancora la prospettiva storica a risollevare gli animi». Storicità oggi schiacciata in un «eterno presente», dove anche il politico è al servizio delle voglie di un «comitato d'affari permanente». Le famose lobby, e quelle società di rating che per i conflitti d'interesse che celano dovrebbero chiudere i battenti, fa notare il senatore Lannutti, in sintonia con l'editoriale di Marlowe di ieri. Governo che non governa, atmosfera da basso impero, è il quadro tratteggiato anche da Filippo Facci: «Negli anni di Tangentopoli si tiravano le monetine, oggi la gente se le tiene in tasca». Almeno «se magna». È il partito, sempre più folto, dei rassegnati allo status quo. Una disaffezione a cui bisogna opporre soluzioni politiche. Lo dice Buttiglione, che ha in cantiere una proposta di legge per democratizzare partiti superintasati. A cominciare dalle primarie interne, con voto segreto. C'è chi invece, come Ainis, propone di dare dignità ai meccanismi di democrazia diretta, dall'iniziativa legislativa al rafforzamento del referendum. E c'è chi, come Elio Veltri, ricorda, più idealmente, che la via maestra verso la democrazia è l'umiltà. Quella che ci vorrebbe per valutare la proposta del radicale Sergio D'Elia: «Tra carceri inumane e milioni di prescrizioni, l'unica via per ripristinare la legalità in Italia è l'amnistia. Se poi tocca anche il Cav., ce ne faremo una ragione». La fece Togliatti nel '46 per mettere un freno a un clima ideologico irrespirabile. E chissà se il metodo Togliatti non possa tornare a farci respirare anche oggi.