Sventagliata di nomine, Masi la spunta al Tg2
La bufera politica contagia la Rai. A Viale Mazzini mentre infuria la polemica sull'editoriale del direttore del Tg1 Augusto Minzolini, è arrivato il momento delle nomine. La griglia che entrerà oggi nella riunione del consiglio d'amministrazione prevede la conferma di Marcello Masi, attualmente direttore ad interim, al Tg2. L'ipotesi della promozione di Susanna Petruni, ora alla vicedirezione del Tg1, è stata accantonata. La conferma di Masi rappresenta una vittoria dell'Udc che ha spinto per tenere quella poltrona. A Rai3 arriva Antonio Di Bella che prende il posto di Paolo Ruffini che passerà a La7 dal 10 ottobre, battendo la concorrenza di Maria Pia Ammirati. Per Di Bella, attuale corrispondente da New York, si tratterebbe di un ritorno alla guida della terza rete. Per la direzione di Rai Parlamento il nome sul tavolo è di Gianni Scipione Rossi, molto vicino a An, mentre per quella di Gr Parlamento il candidato sarebbe Giovanni Miele, attuale caporedattore di Rai Parlamento. In agenda anche la nomina del direttore di Rai Gold, che dovrebbe essere Roberto Nepote. Di Bella avrà subito il delicato compito di «riempire» il buco in seconda serata per l'assenza di «Parla con me». Un'assenza ancora non netta, per la verità, perchè la situazione potrebbe anche subire evoluzioni. Il direttore generale di viale Mazzini ha infatti esplicitamente ribadito che la Rai non ha mandato via la Dandini, anzi porte aperte per la conduttrice se vuole fare quel programma ma sempre fermo restando il principio dell'impiego di risorse interne, visto che il format è tutto di proprietà Rai. «Il programma è con la Dandini, non è il programma della Dandini - ha precisato la Lei - Se il nuovo direttore vorrà fare quel programma, lo farà e la Dandini decida se esserci o meno». In cda si parlerà anche del caso Tg1, ovvero il calo di ascolti e la sua impostazione, e presumibilmente anche della posizione del direttore Augusto Minzolini. Altro tema messo sul tavolo dai consiglieri di centrosinistra, Rizzo Nervo e Van Straten, è quello relativo al Tgr a proposito del progetto aziendale di rimodulare l'informazione locale e che a giudizio del coordinamento dei Cdr regionali e dell'Usigrai ne verrebbe fuori ridimensionata. Infine si parlerà della raccolta pubblicitaria, capitolo su cui il direttore generale in commissione di Vigilanza non ha nascosto di essere molto preoccupata. Il fronte contro il direttore del Tg1 si sta allargando; dal presidente Paolo Garimberti, al direttore generale Lorenza Lei al presidente della Commissione di Vigilanza Sergio Zavoli. Ieri Garimberti è tornato a gamba tesa contro Minzolini intimandogli il silenzio e soprattutto sottolineando il calo di ascolti: si parla di circa 10 punti di share persi questa estate rispetto al 2008. «Minzolini deve imparare a tacere quando è il momento, non si attaccano le istituzioni» ha detto il presidente di Viale Mazzini chiosando le parole del direttore del Tg1 a Zavoli, accusato di essere «un presidente di parte». Garimberti ha bollato come «inaccettabile» la risposta di Minzolini nei confronti di Zavoli. Il presidente Rai non si è fermato qui. Come un fiume in piena ha ribadito che «è inutile che Minzolini continui a sfidare tutto e tutti facendosi scudo con le dichiarazioni dei politici che appena lui viene criticato, immediatamente dichiarano a suo favore». E poi: «i politici a gettone di Minzolini non mi fermeranno. Guai se il servizio pubblico fa disinformazione, guai se si omettono notizie per nascondere i fatti. Si fa un delitto grave non solo verso gli ascoltatori e verso chi paga il canone ma verso l'intero Paese». Secca la replica di Minzolini: «Chiedo rispetto per me e per la testata, al pari del rispetto che ho portato e che porto alle istituzioni». A difesa del direttore è sceso in campo il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Sarebbe bene che in Rai il dibattito tornasse a riguardare il futuro ed il ruolo di servizio pubblico dell'azienda, la qualità della informazione, le risorse e la valorizzazione dei curricula. Assistiamo invece a troppi attacchi al direttore del Tg1 che hanno evidenti risvolti para-politici. La richiesta di tacere è davvero sopra le righe». La polemica è stata amplificata dal sindacato Usigrai, sceso in campo a difesa di Zavoli. «Inammissibile cercare in un solo colpo di intaccare la sua personale autorevolezza morale e il suo ruolo istituzionale di presidente della commissione parlamentare di Vigilanza. Purtroppo da Minzolini può venire anche questo».