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Pdl: i pm di Napoli vogliono destabilizzare

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Mobilitati contro un provvedimento che definiscono «da Cile di Pinochet». L'idea che i giudici di Napoli possano arrivare a chiedere al Parlamento l'autorizzazione per l'accompagnamento coatto di Berlusconi in Procura a Napoli per essere ascoltato come testimone ha messo tutto il Pdl sul piede di guerra. Perché se davvero i pubblici ministeri volessero proseguire su quella strada si prefigurerebbe uno scontro senza precedenti tra la magistratura e il governo. Domenica è scaduto l'ultimo dei giorni utili concessi dalla Procura a Berlusconi per essere ascoltato come testimone. Una richiesta che però il premier e i suoi avvocati hanno respinto. Perché il Cav dovrebbe essere presentarsi senza difensori. E con il sospetto che il tutto sia solo finalizzato a trasformarlo da vittima di estorsione a indagato. Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, spiega che «se i magistrati di Napoli chiederanno l'accompagnamento coatto di Silvio Berlusconi, noi lo rimanderemo subito indietro». «Spero – ha aggiunto – che non facciano un atto di così grave irresponsabilità e così marcatamente destabilizzante, ma se questo accadesse, tutto il Parlamento dovrebbe rispondere. In ogni caso non credo che verranno a prenderlo i Carabinieri, non siamo ancora ai tempi di Pinochet». Il premier, infatti, essendo stato eletto alla Camera, per essere sottoposto a un provvedimento di questo tipo deve avere il via libera dei parlamentari. Ma dalla Procura di Napoli le reazioni sono guardinghe. Il Procuratore capo Giandomenico Lepore ha spiegato che l'eventuale richiesta per un accompagnamento coatto resta come «extrema ratio». E per il momento i magistrati aspettano che si definisca la questione della competenza prima di prendere iniziative. Domani, infatti, il Tribunale del riesame dovrà decidere sugli ordini di custodia cautelare a carico di Giampaolo Tarantini, della moglie Angela Devenuto e su Valter Lavitola e sulla competenza territoriale dell'inchiesta. Ci potrebbe essere infatti un trasferimento a Roma, la città dove ci sarebbe stato il trasferimento di denaro. Tesi che però la Procura di Napoli potrebbe a quel punto confutare per tenersi le indagini. Chi invece non vuole assolutamente abbassare i toni dello scontro è il presidente dell'Anm Luca Palamara che si schiera apertamente per la richiesta di accompagnamento coatto. «Se fossi io e avessi bisogno di sentire la persona offesa per la mia indagine, ricorrerei a tutti gli strumenti. E l'accompagnamento coattivo è una possibilità che sicuramente praticherei». «Penso che ci sia un principio scritto nella nostra costituzione, che stabilisce che la legge è uguale per tutti – prosegue – Quindi non essendoci eccezione, ritengo che la legge debba valere anche per chi ricopre un ruolo importante». Il sottosegretario Daniela Santanché torna invece ad attaccare i magistrati napoletani: «Il procuratore Lepore ci ha fatto sapere oggi di non essere certo di avere la competenza territoriale per indagare sul caso Berlusconi-Tarantini e che per questo attende a richiedere l'audizione del premier. Non si capisce perché questo dubbio non lo avesse anche quando ha annunciato la convocazione coatta di Berlusconi, proprio mentre il Presidente del Consiglio era impegnato in incontri con i vertici istituzioni in Europa». «Questa – conclude – è l'ennesima prova di una giustizia mediatica, che ha l'unico scopo di destabilizzare il governo ed il Paese. È indispensabile che la politica reagisca con fermezza di fronte a queste illegalità, invece di subire inerme le scorribande dei pm, napoletani e non. È giunto il momento che il Popolo della libertà si mobiliti per una giustizia vera. Per tutti, nessuno escluso».

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