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Milanese appeso ai malumori del Pdl

Il deputato Pdl Marco Milanese

Bossi: fino a gennaio? Nessun accordo

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Sarà un mezzogiorno di fuoco oggi per Marco Milanese. E forse non solo per lui ma anche per il governo. Montecitorio aprirà ufficialmente la discussione in Aula alle 10 per esaminare la richiesta di arresto del deputato Pdl ed ex consigliere politico del ministro Tremonti. Poi alle 12 è previsto il voto che, secondo quanto stabilito ieri dalla riunione dei Capigruppo, avverrà in modo segreto. Questa volta non dovrebbero esserci i trucchi per rendere palese il voto segreto che fu usato dall'opposizione per Alfredo Papa, quando i deputati premettero il tasto del sì all'arresto con l'indice della mano sinistra per rendere chiara la loro posizione. Questa volta è intervenuto direttamente il presidente della Camera, Gianfranco Fini che ha rivolto un appello «al senso di responsabilità» di tutti affinché «sia garantita la segretezza». Intanto, proprio in attesa del verdetto di oggi, Milanese ha cercato di giocare al meglio le sue carte. Da qualche settimana è il parlamentare più presente del Pdl ed è stato impegnato in una continua spola tra i banchi della maggioranza per perorare la propria causa. Tutto studiato al dettaglio visto che oggi, nel segreto dell'urna, un pugno di voti di qua o di là potrebbero confermargli la libertà o portarlo direttamente a Poggioreale. Infatti basta dare un rapido sguardo alle dichiarazioni rilasciate ieri dagli esponenti delle varie anime di maggioranza e opposizione per capire che anche un singolo voto potrebbe fare la differenza. A ieri sera lo scenario era così composto: sulla carta sarebbero favorevoli all'arresto i deputati di Pd, Udc, Fli, Idv, Api e Libdem, i contrari quelli di Pdl, Lega, Popolo e territorio e Pri mentre i rappresentanti delle Autonomie e del Misto avrebbero ancora mantenuto l'incertezza. Ma è proprio la decisione della Lega arrivata in serata di votare contro all'arresto a far tornare il sorriso a Milanese che per tutta la giornata aveva seguito le dichiarazioni dei Lùmbard con il fiato sospeso. E così, dopo l'intervento del ministro Maroni («la Lega terrà una e una sola posizione») e quello del leader Umberto Bossi («Io voto per non far cadere il Governo», sono le parole del capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni a far sperare il deputato del Pdl: «Domani la Lega voterà no alla richiesta di arresto per Marco Milanese senza se e senza ma». Parole alle quali ha dato seguito smentendo anche l'ipotesi di divisioni all'interno del gruppo: «Non c'è stato alcun dissenso siamo convinti ed uniti nel dire che è la cosa giusta». Nonostante la rassicurazione della Lega, resta però ancora aperta l'eventualità che, un eventuale voto negativo su Milanese possa arrivare da qualche malpancista del Pdl che spererebbe di usare questa situazione per dare una scossa all'Esecutivo. Un'ipotesi alla quale non crede il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ma che invece il casiniano Roberto Rao non esclude: «Molti, anche nel Pdl, si stanno facendo due conti: hanno capito che se si apre una crisi ora può nascere un nuovo governo che prolungherà la legislatura, se invece le cose si trascinano e il governo cade nel prossimo inverno, si va dritti ad elezioni». Un ragionamento che stanno facendo, dicono nel Pdl, Beppe Pisanu e Claudio Scajola ai parlamentari amici. E proprio sull'ipotesi che lo sgambetto arrivi proprio dai colleghi ha spinto Milanese ad autosospendersi dal partito perché la sua vicenda, ha spiegato, «non venga in alcun modo strumentalizzata e utilizzata a fini di battaglia politica e possa nuocere all'azione politica» del Pdl. Una decisione maturata ieri in Transatlantico dove Milanese ha parlato a lungo con Claudio Scajola e con altri "big" per tentare di capire la consistenza dei malumori nel Pdl. «Gli hanno detto che è proprio nel Pdl che si annideranno i franchi tiratori e lui ha paura del voto segreto», sottolinea un deputato. Nel partito di via dell'Umiltà ci sono diversi malpancisti: singoli deputati che confidano di attraversare una "crisi di coscienza". Cosa smentita dal capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto: «Non ci saranno franchi tiratori» come quelli che fecero arrestare Alfonso Papa. E al collega ieri sono andati i pensieri di Milanese: «non voglio fare la sua fine» avrebbe confidato a un parlamentare.

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