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Berlusconi al Colle

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

"Io non lascio Mi sfiducino"

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è recato al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L'incontro tra il premier e il capo dello Stato era inizialmente previsto intorno alle 17,30.    SCINTILLE LEGA-QUIRINALE Mentre il premier sale al Colle, infuoca la polemica tra la Lega e il Presidente della Repubblica, dopo le parole pronunciate ieri da Giorgio Napolitano sulla secessione. "Il popolo è sempre sovrano e quindi è l'unica figura che è sempre sopra il Capo dello Stato", è la risposta del Carroccio, per bocca del capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, alle parole di Napolitano che aveva giudicato "fuori della storia" ogni riferimento alla secessione. "Per principio e anche per doveroso rispetto non commentiamo mai le dichiarazioni del Capo dello Stato - dice - Bossi però a Venezia ha fatto riferimento alla necessità che si possa esprimere il popolo, il popolo è sempre sovrano e quindi è l'unica figura che è sempre sopra il Capo dello Stato. Il popolo ha sempre diritto di dire la sua". Poco dopo il capogruppo leghista smorza i toni, dice di essere stato "male interpretato" ma ribadisce che "il popolo è sovrano e deve potersi esprimere su qualsiasi argomento", compreso la secessione. Le parole di Reguzzoni suscitano la reazione sdegnata dell'opposizione: "E' grave e inaccettabile l'attacco della Lega al capo dello Stato - dice Enrico Letta (Pd) - ed è oltremodo inopportuno in un momento drammatico come questo. Il Quirinale sta tenendo unito il Paese che il governo di Berlusconi e Bossi sta invece portando alla retrocessione". Secondo il portavoce dell'Italia dei valori, Leoluca Orlando, "Reguzzoni dimostra di non aver letto la Costituzione e dimostra altresì tutta la sua ignoranza". DI PIETRO: QUI CI SCAPPA IL MORTO Torna invece ad attaccare il governo e a chiedere le dimissione del presidente del Consiglio il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro.  "Il governo e la sua maggioranza parlamentare non ci sono più. Domani (giorno del voto segreto in Parlamento sul mandato d'arresto per Milanese, ndr) sarà la cartina di tornasole per verificare se in Parlamento c'è ancora qualche parlamentare di maggioranza che ha un po' di dignità e di onore". Lo scrive sul suo blog il presidente dell'Idv, Antonio Di Pietro, che contesta al governo di non avere "più nulla da dire o da dare" ma, "chiuso nel suo bunker, pensa di poter ancora governare il Paese mentre nel Paese sta sbocciando la rivolta sociale. Prima che ci scappi il morto, mandiamo a casa questo governo".  MONETINE IN PIAZZA Se l'ex pm evoca macabri presagi nel caso in cui il premier non si dimettesse, il Popolo Viola raduna la piazza con monetine in pugno tramite i social network e prepara per domani mattina una manifestazione davanti alla Camera . "Noi saremo domani davanti a Montecitorio dalle 12 in poi e porteremo i nostri 5 cent - si legge nella pagina Facebook e su Twitter - Monete che utilizzeremo per comprare delle arance a Marco Milanese, nel caso il Parlamento decida che è un cittadino come tutti noi e che quindi si debba procedere nei suoi confronti. Nel caso invece che la maggioranza dei deputati decida di difendere la Casta fino in fondo, utilizzeremo le monete raccolte per comprare una copia della Costituzione Italiana. Chissà che la lettura della nostra preziosa Carta non gli ricordi che i cittadini sono uguali di fronte alla legge". PDL: IDV E PV IRRESPONSABILI Alle provocazioni di Idv e Popolo Viola risponde il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Di Pietro che parla di morto e chi incita a tirare le monetine davanti alla Camera stanno sul terreno dell'irresponsabilità più pura", dice sottolineando che "sul caso Milanese la Camera non può decidere accerchiata da questo tipo di pressioni e minacce".   BERSANI: DIMISSIONI PRIMA DEL VOTO Pier Luigi Bersani non auspica la caduta del governo domani sul caso Milanese anche se "la storia può passare per il naso di Cleopatra, può passare per i casi più strani". In ogni caso, ha concluso il leader del Pd parlando con i cronisti alla Camera, "spero che Berlusconi si dimetta prima, oggi. Spero che queste ore possano essere un'occasione per salvare la dignità del Paese perché serve un sussulto di dignità". Sulla richiesta d'arresto per Milanese che approda domani alla Camera che si esprimerà a scrutinio segreto il segretario spiega che "non c'è nessun dubbio su come voterà il Pd". "Per noi la legge sull'arresto è uguale per tutti, dagli immigrati agli onorevoli", continua Bersaniche ribadisce il bisogno di un "gesto di responsabilità" del premier prima di quel voto piuttosto che una crisi di governo "sul caso di un deputato consulente di un ministro". CONTATTI PD-LEGA Intanto è andato in scena un giro di colloqui alla buvette della Camera tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e i big del Partito democratico. Il titolare del Viminale, accompagnato dal governatore del Piemonte Roberto Cota, si è intrattenuto prima con Walter Veltroni e successivamente con il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani. Inizialmente al colloquio prende parte anche il presidente del Piemonte che però poi si allontana lasciando che a parlare siano solo Bersani e Maroni. Non è escluso che tra gli argomenti trattati ci sia il voto di domani su Marco Milanese e più in generale la situazione del governo anche se il segretario del Nazareno prova a dribblare i cronisti: "Parlavamo dell'Inter e di Gasperini..." Roberto Maroni non si sbottona sull'atteggiamento che terrà la lega sul voto di domani in merito all'arresto di Marco Milanese: "Ci sarà una riunione di gruppo questa sera", dice in Transatlantico. Ma anche l'ala "maronita" si atterrà alle indicazioni? "Quale sarebbe questa ala? La Lega ha sempre una e una sola posizione, anche stavolta sarà così".  

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