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«O il governo fa le riforme o se ne va a casa»

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Labordata a Palazzo Chigi, il numero uno degli industriali italiani, la lancia da Bologna - dove è protagonista del convegno inaugurale di Cersaie - nemmeno ventiquattro ore dopo avere spiegato, a Modena, che le imprese italiane non sono più disposte a «tollerare questa situazione di stallo» e che «la credibilità del Paese è minata». Marcegaglia non fa sconti all'Esecutivo che esorta, in maniera perentoria, ad affrontare di petto e senza perdere tempo il tema delle riforme e della crescita per allontanare l'Italia dai rischi di un fallimento. «Proprio perchè siamo un Paese ancora forte e che ce la può fare - scandisce - è inaccettabile rimanere in una situazione come questa. Abbiamo un problema di ore, di giorni, di settimane, non c'è più tempo. O il governo, domani o la prossima settimana è in grado di varare riforme, serie, forti impopolari che creano una discontinuità chiara sui mercati, oppure questo Governo deve andare a casa. Io l'ho detto chiaramente: non ho paura di dirlo perchè è evidente che è così». Parole che strappano l'applauso della platea e lasciano il segno. Come il commento sul taglio di rating assestato da S&P in cui il numero uno di Via dell'Astronomia liquida in poche battute la nota di Palazzo Chigi secondo cui le valutazioni dell'agenzia americana «sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani» che dalla realtà delle cose. «Standard&Poor's - osserva Marcegaglia - valuta l'insieme delle cose, legge i giornali ma poi credo che valuti anche il debito pubblico, il deficit: credo che faccia una valutazione complessiva». Un insieme delle cose che non piace agli imprenditori, «stufi di essere lo zimbello internazionale e derisi per colpe che non abbiamo». Pronti comunque, assicura la loro leader, a mettersi in gioco per salvare il Paese. «Non sta a me dirlo, non sta a Confindustria dire queste cose», puntualizza Marcegaglia riferendosi all'opportunità di dimissioni da parte del presidente del Consiglio. «Noi chiediamo cose chiare, urgenti, e siamo pronti a fare la nostra parte».

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