La doppia mossa del Pdl per riformare la giustizia
Iltrasferimento dell'inchiesta di Napoli alla Procura di Roma è un punto a favore del Pdl. E nel partito di Berlusconi si sottolinea come, alla fine, il Cavaliere avesse ragione da vendere a non volersi presentare a testimoniare davanti ai magistrati napoletani. Ma pur festeggiando nessuno si illude che questo possa fermare l'assedio giudiziario al premier. Specialmente ora che i giudici hanno deciso di «tagliare» i testimoni presentati per il processo Mills accorciando così i tempi per arrivare alla sentenza. Per questo nel centrodestra si stanno studiando altre strade per arrivare a spezzare l'accerchiamento delle Procure. E i grimaldelli sono due: il processo lungo alla Camera e il processo breve al Senato per arrivare a una riforma completa della giustizia. Per il primo il capogruppo in commissione Giustizia, Enrico Costa, ne ha chiesto l'inserimento all'ordine del giorno della commissione. Il provvedimento, che ha come prima firma quella della leghista Carolina Lussana, venne «bocciato» il 7 settembre dell'anno scorso dal Csm per gli «effetti dirompenti» che avrebbe avuto sull'ordinamento giudiziario. A palazzo Madama, invece, la maggioranza ha intenzione di spingere sulla prescrizione breve. Nel Pdl però, non tutti sono d'accordo su questa accelerazione che, a detta di alcuni, potrebbe inasprire ulteriormente il clima politico e incontrare l'opposizione del Quirinale. Una contrarietà che arriva da quei settori del partito di via dell'Umiltà che sono anche i più scettici nella strategia della difesa a oltranza di Berlusconi e che preferirebbero invece cominciare a pensare a una transizione «morbida» per arrivare a scegliere un nuovo candidato per le prossime elezioni. Per ora la scelta di «resuscitare» la riforma della giustizia ha scatenato le reazioni violente dell'opposizione. «Non tira più aria per le leggi ad personam», ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «È la dimostrazione – protesta anche Donatella Ferranti – che il Pdl opera ormai, non come un partito, ma come appendice del collegio difensivo di Silvio Berlusconi e utilizza tutti gli strumenti parlamentari per fare gli interessi del premier». Critiche alle quali replica proprio Enrico Costa, accusato di aver chiesto la calendarizzazione del provvedimento sul processo lungo proprio il giorno dopo la decisione del Tribunale di Milano di ridurre i testimoni. «Le due cose non hanno alcuna connessione – spiega il capogruppo del Pdl in commissione giustizia alla Camera – Ma è evidente che lasciare in mano alla discrezionalità di un giudice che non conosce neanche gli atti del procedimento una scelta rilevantissima in tema di prove, contrasti con i principi del giusto processo. E poi è un provvedimento che è stato approvato dall'altro ramo del Parlamento ed è giusto che continui il suo iter». Ma nel Pdl è anche il momento della «rivincita» sulla Procura di Napoli che era addirittura arrivata ad ipotizzare per Berlusconi l'accompagnamento coatto pur di farlo testimoniare. «Sulla cosiddetta vicenda Tarantini, riteniamo che la valutazione del Gip inerente la competenza territoriale, assegnata a Roma, conferma tutte le prese di posizione che abbiamo assunto su questo nodo fondamentale – è il commento del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto – Così la Procura di Napoli ha indagato e disposto arresti indipendentemente dalla competenza e il proprio raggio di influenza. Su tutto ciò sarebbe auspicabile, come avevamo già sollecitato un intervento del Csm».