Il sogno di Tarantini era Finmeccanica
Dopo il filone delle escort, riflettori puntati sui vertici di Finmeccanica. Al setaccio ci sono le telefonate di Gianpaolo Tarantini con politici e manager del colosso industriale. Gli inquirenti della Procura di Bari ritengono che l'inchiesta evidenzi in pieno l'obiettivo del faccendiere barese: conquistare uno spazio nel giro degli appalti che contano, da una lato facendosi retribuire l'intermediazione e dall'altro utilizzando società di imprenditori di area progressista, come Enrico Intini. L'ipotesi su cui lavorano gli inquirenti riguarda l'applicazione del "sistema Tarantini" per «turbare le gare di appalto» in una decina di casi, e questa traccia è stata stralciata dal fascicolo sulle prostitute, per seguire un iter autonomo. Nel 2008, infatti, Gianpi, constatata la difficoltà di realizzare il sogno candidarsi al Parlamento europeo, ripiegò sulla strada «più redditizia, di entrare nel circuito dei lavori per le grandi opere pubbliche», nella «short-list del Dipartimento della Protezione Civile» e subito dopo di accreditarsi con Finmeccanica. Tarantini, in un interrogatorio, rivelò il suo progetto così: «Ho voluto conoscere il presidente Berlusconi (...) Gli ho chiesto solo di presentarmi il responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso». L'intento era di portare commesse ad Enrico Intini (ritenuto da Salvatore Castellaneta partner ideale per quello che gli investigatori hanno definito un «nascente comitato d'affari») e di sponsorizzare il gruppo di Noci (da sempre vicino agli ambienti del Partito democratico). «Bertolaso - raccontò ancora ai magistrati Gianpi - ci inviò a Finmeccanica ma poi, dopo i primi incontri con tale dottor Lunanuova, non è successo più nulla». In questo contesto emerge il ruolo di consigliere nei rapporti di affari svolto da Roberto De Santis, imprenditore molto legato a Massimo D'Alema che «guidava» Gianpi nelle relazioni istituzionali. Bertolaso al riguardo ha escluso ogni pressione per favorire il tandem Tarantini-Intini, incontrati su invito del premier: «Ho spiegato loro che in quel campo era in corso una iniziativa assunta con Finmeccanica, gruppo individuato come partner tecnologico del Dipartimento, e che pertanto la loro candidatura avrebbe dovuto essere esaminata dallo stesso gruppo Finmeccanica. Questo è tutto. Non ho preso iniziative di alcun genere per compiacere i miei interlocutori». Gli inquirenti, però, hanno puntato i riflettori sull'incontro del 21 gennaio 2009 nell'hotel De Russie di Roma: oggetto della riunione - a cui parteciparono oltre il faccendiere barese Lea Cosentino, manager nominata da Nichi Vendola alla guida dell'Asl Bari (definita «Lady Asl») e gli imprenditori pugliesi Cosimo Catalano della Supernova e Enrico Intini - era un appalto di 55 milioni da spacchettare per favorire le aziende vicine a Gianpi. Tra i tanti contatti con Finmeccanica c'è quello con Rino Metrangolo, ai tempi consigliere di amministrazione della Seicos e presidente della Ssi, figura chiave per l'ingresso nella sfera del gruppo industriale, corteggiato con il solito cliché. Nel marzo 2009 Gianpi organizzò una serata "piccante" per Metrangolo (attualmente dimessosi da ogni incarico), e in una telefonata con il manager gli riferì che una delle squillo lo aveva definito «un torero». Negli atti depositati compaiono anche altri dirigenti di Finmeccanica, tra cui il manager di Seicos Domenico Lunanuova e lo stesso presidente della holding Pierfrancesco Guarguaglini. Intanto ieri è stato ascoltato dal Csm l'ex pm del caso D'Addario, Giuseppe Scelsi: l'audizione, secretata, si inquadra nel procedimento disciplinare in corso per accertare possibili rallentamenti nell'inchiesta barese sulle escort. Giovedì sarà il turno di Antonio Laudati, capo della procura del capoluogo regionale pugliese.