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"Pasini pagò tangenti alle coop emiliane"

L'imprenditore Piero Di Caterina

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Piero Di Caterina è un fiume in piena. Nel giorno in cui Pier Luigi Bersani esprime l'auspicio che «i processi si facciano in tribunale (lì ci sarà una magistratura che andrà a vedere quante di tutte queste cose sono vere)», il grande accusatore di Filippo Penati va ospite di Lucia Annunziata a In mezz'ora e scodella una vera e propria «confessione» che scatena l'ira di tutti. A cominciare dai sindaci di Sesto San Giovanni e Segrate che minacciano querele e chiedono all'Annunziata di essere invitati per poter replicare. Ma anche dell'Azienda Trasporti di Milano i cui avvocati sono già al lavoro per presentare «ancora una volta» querela nei confronti di Di Caterina. «Io non ho denunciato solo tangenti al Pd ma un sistema trasversale - esordisce l'imprenditore coinvolto nell'inchiesta sull'ex area Falck -. La questione che mi riguarda è relativa al Pd perché sono elettore di sinistra. Il mio rapporto con Penati è stato prima di conoscenza marginale in gioventù. Poi, con la sua candidatura a sindaco nel 1993 ci avviciniamo ed io inizio a sostenerlo». «In quegli anni - spiega - mi sono impegnato a sostenere finanziariamente Penati. Io non corrompo Penati per fatti illeciti, quelli leciti arrivano perché chi sta vicino a politico è ovvio che ottiene favori». Insomma Di Caterina, che confessa di aver versato a Penati e al suo entourage «tre milioni, tre milioni e mezzo di euro» in 10 anni, lo ha fatto come «finanziamento». Anche perché parte di quei soldi gli sono stati in parte restituiti. A questo punto l'imprenditore punta il dito altrove: «Ho parlato di "sistema Sesto" perché nei primi anni 2000 c'è stata una degenerazione del sistema. Quando Penati non è più sindaco di Sesto, il sistema è continuato con il sindaco Oldrini. C'è un sistema Sesto ma c'è anche a Segrate o a Milano. A Milano l'Atm fa cose allucinanti». «Nell'era Penati - insiste - io non ho mai corrotto. Non c'è mai stata concussione. Nell'era Oldrini a Busto, con Alessandrini a Segrate e a Milano con Atm io ho solo prestato soldi. Nella questione Penati io ottengo parte dei miei quattrini da un altro imprenditore che invece paga una tangente». Di Caterina parla quindi di Giuseppe Pasini, altra «gola profonda» dell'inchiesta ed ex candidato sindaco del centrodestra a Sesto contro Oldrini. Sarebbe lui la vera «vittima» del sistema. «Sospetti che Penati abbia preso e dato poi i soldi a livello nazionale? - prosegue - La vittima nel caso specifico non sono io, ma l'imprenditore Pasini di Sesto San Givanni. Non sono stato spremuto da Penati, la vittima è Pasini. Io ho versato quattrini a Penati per sue le esigenze nella politica, ma ritengo che fossero sufficienti per Sesto e Milano, non per andare a Roma». E ancora: «Le Coop arrivano a Sesto San Giovanni con il recupero di aree dismesse. Sono sempre presenti sul territorio. Ho assistito ai pagamenti di somme, possiamo dire di tangenti, da parte di Pasini per le Coop emiliane». Di Caterina non parla della vicenda Serravalle («so parecchie cose, ma io non ho delle prove, le uniche cose le ho portate ai magistrati») ma conferma l'ipotesi di conti esteri di Penati: «Vimercati (ex capo di gabinetto di Penati ndr) mi ha detto che aveva conti a Montecarlo, Dubai, Sudafrica». Quindi un auspicio: «Spero che questa vicenda faccia venire fuore un sistema di malaffare che c'è in Italia dove pochi ladri danneggiano 50 milioni di italiani».

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