Giovedì il voto segreto sull'arresto di Milanese
L'Aula della Camera si esprimerà giovedì con voto segreto sulla richiesta d'arresto di Marco Milanese. A preannunciarlo è stato Dario Franceschini. Ci sarà il voto segreto - ha spiegato il capogruppo del Pd alla Camera ai giornalisti - domani con gli altri gruppi di opposizione discuteremo la forma della richiesta, ma questo non è determinante. Ciò che è certo è che il voto segreto ci sarà". Il Pd ha raccolto l'appello dell'Idv. I dipietristi che si erano schierati per il voto segreto erano 22, otto in meno del numero legale. "Esterrefatto" il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto che ha osservato che da Di Pietro "venne la predica per evitare il voto segreto sul caso Papa". "Se troviamo l'editore ripubblicheremo i discorsi di tutti coloro che, in Aula, ci hanno fatto prediche in occasione del voto su Papa perché rinunciassimo al voto segreto", ha ribadito Cicchitto. "Adesso sono loro a proporlo - ha concluso - Se lo faranno il minimo che si potrà dire è che sono degli autentici sepolcri imbiancati, secondo l'espressione usata in un libro che alcuni di loro devono avere letto". LE RELAZIONI In Aula giovedi arriveranno anche la relazione di maggioranza di Fabio Gava contraria alla richiesta di arresto e due relazioni di minoranza presentate da Pd e Idv che chiederanno di votare contro il parere approvato dalla giunta con una maggioranza di 11 voti su 10 . Sulla necessità della sussistenza di indizi gravi in contrasto con l'unico denunciante (Viscione) di Milanese dovrebbe puntare il dito, fra l'altro, la relazione di maggioranza nella quale si spiegherà che le ragioni di custodia cautelare non sussistono perché non c'è pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. Non mancherebbe un accenno al caso di Alfonso Papa, che non era latitante, unico caso che non riguardava un fatto di sangue ed al quale l'autorità giudiziaria non ha concesso di esercitare le sue funzioni parlamentari. Un'analisi approfondita della richiesta del Gip, con i riscontri documentali e testimoniali alle accuse di Viscione è quello che i democratici intenderebbero portare all'attenzione dell'aula dove sosterrano che il fumus persecutionis verso il deputato Marco Milanese non sussiste. UDC E LEGA L'Udc, che ha lasciato libertà di coscienza e si muoverà nel solco delle indicazioni dei due commissari in Giunta, per i quali il "fumus persecutionis" nella richiesta per Milanese non si ravvisa. Potrebbe essere decisiva la Lega. Nei giorni scorsi il capogruppo alla Camera aveva annunciato che il Carroccio era a favore del voto palese. "Indifferenti" alle modalità di voto i rappresentanti di "Popolo e Territorio". Il Pd resta fermo nella sua posizione: sì al voto palese perché in un "momento grave in cui è in discussione l'etica pubblica e il ruolo delle istituzioni" è tempo "che ognuno assuma responsabilmente le proprie decisioni", sottolinea la capogruppo in Giunta Marilena Samperi LA TENUTA DEL GOVERNO "Credo che raggiungeremo la scadenza ordinaria del voto. E' interesse del paese che ci sia continuità di governo". Maurizio Sacconi avverte che "in questo momento in nessun paese al mondo si chiede ai governi di abdicare alle proprie funzioni" ma l'opposizione mantiene alto il profilo del confronto. Antonio Di Pietro, come già negli ultimi giorni, anche oggi lancia segnali piuttosto diretti al Colle, sollecitando il Presidente della Repubblica a intervenire sul Parlamento in merito alla "secessione leghista" e sul comportamento della maggioranza in tema di giustizia. "Nel momento in cui il ministro delle Riforme, come riforma prevede la secessione e nel momento in cui un partito politico di maggioranza sostiene che un eletto da arrestare non bisogna arrestarlo solo perché è parlamentare, io credo che siamo alla vigilia della rottura del patto sociale e della Carta costituzionale", denuncia il leader Idv che "prima che la rivolta sociale del paese esploda" avanza una "supplica" a Napolitano: "E' bene che il Capo dello Stato, e in questo senso la mia è solo una supplica, perché non voglio tirarlo per la giacchetta, mandi un messaggio forte e chiaro al Parlamento affinché si assuma le sue responsabilità. Altrimenti deve essere sciolto per restituire la parola ai cittadini".