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Tonino continua a fare il signor no: «Niente esecutivi di unità nazionale»

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Hannolanciato, assieme a Nichi Vendola, l'idea di un nuovo Ulivo. Eppure le distanze tra Antonio Di Pietro e Pier Luigi Bersani restano incolmabili. Così, se il segretario del Pd da Bologna rilancia l'idea di un esecutivo di larghe intese e continua il suo corteggiamento all'Udc, da Vasto quello dell'Idv risponde con un messaggio forte e chiaro: no a «inciuci», no a governi di «unità nazionale», e no ai «soliti governi che si chiamano tecnici» ma in realtà vengono fatti «solo per non andare a votare. L'ex magistrato vuole essere chiaro con chi, Terzo polo o altri, avesse in mente un governo di larghe intese «per ricostruire il Paese»: «Chi lo ha ucciso non può ricostruirlo». A meno che - è l'unico spiraglio che Di Pietro lascia aperto - ci sia l'impegno del Capo dello Stato per un governo «di tot giorni» limitato esclusivamente al varo di una nuova legge elettorale. Quindi Di Pietro, pur «sottoscrivendo in pieno» l'appello di Eugenio Scalfari su Repubblica per un messaggio di Napolitano alle Camere, non nasconde che non sarà cosa facile mandare a casa il premier. «Il capo dello Stato non può - rileva - sciogliere le Camere fin quando c'è una maggioranza, seppure posticcia». E non possiamo pretendere, aggiunge, che il presidente della Repubblica «faccia una cosa incostituzionale». Altro punto al centro dell'intervento di Di Pietro è quello delle alleanze nel centrosinistra. Se l'ex pm ha ottenuto venerdì con la presenza di Pier Luigi Bersani al dibattito con lui e Vendola, la certificazione che il «nocciolo duro» del Nuovo Ulivo sarà composto da Idv, Pd e Sel, oggi insiste sulle primarie nella coalizione che sfiderà il centrodestra. Se è vero che, come ha più volte sottolineato il segretario del Pd, serve una identità di programma con gli alleati, non meno necessaria - per Di Pietro - è la definizione della leadership. Il presidente dell'Italia dei Valori fissa una data: entro l'inizio dell'anno - dice - «dovremmo darci da fare con le primarie, perché se avessimo presto il candidato leader di centrosinistra molti problemi sarebbero superati», anche quelli di una efficace comunicazione «perché avremmo chi mettere di fronte al leader del centrodestra». Di Pietro dice di non voler fare attacchi diretti contro Silvio Berlusconi «per la sua vita privata», ma non rinuncia, in due passaggi del lungo intervento di palazzo D'Avalos, a punzecchiare il premier: «Il Paese è in emergenza democratica. L'unica "fortuna" è che il "nostro Rais", essendo ridicolo fa meno danni di altri». E ancora, «ho letto sui giornali che Don Gallo ha detto che ospiterebbe il premier nella sua comunità: credo - conclude - che sia una soluzione ottimale andare a disintossicarsi».

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