Per il governo è l'ora del fare
Nei conti di molti questo sarebbe dovuto essere il fine settimana in cui scontare il declassamento del debito pubblico italiano, deciso da Moody's, e prepararsi ai dolori di lunedì mattina, con la riapertura dei mercati. L'agenzia di rating ha deciso di rinviare. Resta da stabilire se per rendere più struggente l'attesa, come nell'amore, o per renderla più straziante, come nella morte. Eros e thanatos (la lettura freudiana è consigliata, anche per non stare sempre al telefono a dir corbellerie). La faccenda non riguarda solo noi italiani, e faccio osservare che le ultime sedute di Borsa hanno martellato quelli che pretendono di dare lezioni. I tedeschi hanno commesso un grave errore, supponendo di potere profittare della crisi, salvare le loro banche e lasciare a mollo i debitori. I francesi sono a rischio gravissimo, anche se, almeno, il cinismo del loro presidente li ha fatti sfilare da vincitori a Tripoli (dove la guerra lampo non è finita e l'aiuto umanitario ha generato vittime). Ora, però, sono costretti a non escludere la nazionalizzazione di alcune banche. Insomma, la barca sulla quale ci troviamo è la medesima, e come non è pensabile che il contribuente tedesco venga tassato per pagare i debiti di quello greco, neanche è proponibile che quello italiano sia spremuto per proteggere le banche dove il teutonico ha messo i risparmi. Questo è il contesto generale: o l'euro va avanti, generando reale integrazione politica e fiscale, oppure si sbriciola. Con grave danno per tutti. Sotto questo cappello ci sono le cose, e le cappellate, di casa nostra. Il nostro eventuale default sarebbe un problema europeo, ma il debito pubblico è solo nostro. L'incapacità di crescere non è un problema solo nostro, ma da noi è più grave che altrove. Il governo ha varato una manovra in tre tempi e tremila ripensamenti, ma, alla fine, è quel che c'è stato chiesto. Basta per il tampone, ma non è una soluzione. L'opposizione ha avversato la manovra ritenendola iniqua e punitiva. Dentro il governo la Lega ha avversato il necessario aumento dell'età pensionabile. Posizioni legittime, ma se si mettessero assieme Lega e Pd ne verrebbe fuori un governo con minore rigore economico, non maggiore. Non è accettabile che il governo cada per mano dei magistrati e d'inchieste temerarie, ma neanche è giusto che rimanga in carica solo per resistervi. Il tema è: quel che si deve o lo fa questo governo o lo fa qualcun altro. Di che si tratta? L'elenco è lungo, ma lo schema è riassumibile: abbiamo già provveduto a dimostrare di saper far cassa in fretta, utilizzando (come prevedemmo quando lo si escludeva) l'Iva, ma la sostenibilità del debito è un concetto che s'estende nel medio periodo e che riguarda anche misure che non danno gettito immediato. L'età pensionabile deve salire, parificandosi per tutti a 67 anni. Bossi può strepitare quanto gli pare, ma i numeri non si spaventano né si offendono, provveda pure a insultarli, tanto non si spostano. L'evasione fiscale è altissima, ma proprio per questo non riassorbibile di botto. Si tratta di realizzare subito la riforma fiscale, predisponendo gli strumenti per incrociare redditi e patrimoni e riassorbire gradualmente, ma tenacemente e costantemente, l'evasione. In cambio si programmi la diminuzione delle aliquote, ridando fiato alle persone oneste. Nella stessa logica si avvii l'aggiornamento del catasto, che oggi sottostima il patrimonio degli italiani. E, anche qui, lo si accompagni con un calo delle aliquote. Tutto questo, nel tempo, genera minore pressione sui redditi emersi e maggiore gettito complessivo. Soldi da utilizzarsi per investimenti infrastrutturali, non per la spesa pubblica corrente, che, invece, deve essere tagliata. Si può: la spesa sanitaria non assicura assistenza ai cittadini ma profitti ai fornitori e rendite di posizione. Tagliando si fa del bene. Anche il debito deve essere aggredito seriamente, ma non togliendo soldi ai consumi, bensì restituendo patrimonio pubblico al mercato (vendendo). Trasformando il capitale morto in ricchezza attiva. Sono solo i titoli, ma quello è l'indice. Come si fa? Il problema italiano è prima di tutto di governance: nessuno ha poteri seri per fare, molti ne hanno per impedire che si faccia. Non è credibile che in questa legislatura si riscriva la Costituzione. Troppo tardi e troppo sfilacciato il tutto. Ma è giusto porre il tema, a memoria immediatamente futura. Una trama politica seria può essere ritessuta a partire dalla convergenza su questo tema, senza distinzione di schieramenti. Posto ciò, questo governo prenda su di sé la responsabilità di procedere, a tappe forzate, predisponendo quel che serve per cogliere quegli obiettivi. Se la maggioranza regge si arriva alla fine della legislatura. Se non regge non c'è spazio (politico e costituzionale) per governi supposti tecnici o presidenziali: si nomini un reggente, il Quirinale abbia cura di sceglierlo nel mondo che prese la maggioranza dei voti, e si vada alle urne.