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La buvette

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Ora tocca alla Camera. La prossima settimana aumenteranno i prezzi della buvette e del ristorante. La strada l'ha aperta il Senato, che pochi giorni fa ha triplicato il costo (bassissimo) delle portate. Una decisione che ha sucitato un vero e proprio esodo (400 coperti in due giorni). Ma c'è anche la possibilità che a Montecitorio il ristorante lasci il posto a un self service. È la proposta di uno dei questori, Antonio Mazzocchi: «Si risparmierebbero 3-4 milioni di euro all'anno». Se non dovesse passare l'idea dell'esponente del Pdl, allora verranno ritoccati i prezzi. A Montecitorio, dove già da qualche giorno sono sparite le mandorle per l'aperitivo (pare che costassero 40 euro al chilo), il menù potrebbe diventare più sobrio. Anche se i prezzi non sono mai stati bassi come al Senato, dove un piatto di pasta (penne all'arrabbiata, riso all'inglese, al pomodoro o minestrone) costava 1,60 euro (ora 6,02 euro), un filetto di orata in crosta di patate o una scaloppina di vitella al pepe verde 5,23 euro, una lombatina ai ferri o un pesce spada alla griglia 3,55 euro (adesso vanno dai 10 ai 16 euro). I prezzi alla buvette di Montecitorio, invece, sono di poco inferiori a quelli dei bar del centro storico: il caffé costa 70 centesimi, il tè 90, come un piattino di frutta, un tramezzino 1 euro e 80 centesimi, un panino 2 euro e 50. Oggi la società che ha in appalto la ristorazione riceve 29 euro a pasto, mentre chi pranza spende circa la metà, tra 10 e 15 euro, in linea con una normale mensa aziendale. Ma vista la scarsa reputazione di cui gode il «Palazzo» e, soprattutto, la decisione presa dal Senato, un ritocchino sembra inevitabile. Ma è anche possibile che i questori riescano a cambiare le modalità del servizio, chiudendo alcuni locali. Sorte già toccata al ristorante di San Macuto. Restano quelli di via della Missione, di Montecitorio e di piazza San Silvestro. Anche quest'ultimo è destinato a spegnere i fornelli. «Meglio un unico grande self service - insiste Mazzocchi - come al Parlamento europeo. In caso contrario i prezzi saliranno ma bisogna stare attenti: al Senato i coperti sono diminuiti perché il tempo per mangiare è poco e spendere 30-40 euro è eccessivo. Invece - spiega ancora il questore della Camera - con il self service daremmo un grande segnale, anche di democrazia perché mangerebbero tutti insieme, dal presidente dell'Aula ai commessi». Inoltre «non ci rimetteremmo un euro visto che la gestione sarebbe privata. Ho parlato con alcuni gestori e mi hanno detto che con un prezzo di 15 euro è possibile mangiare bene. È un costo giusto, invece di continuare in questo modo o, come è successo a Palazzo Madama, rincarare così tanto le portate. In Transatlantico si preparano 2.800 pasti al giorno, sarebbe economicamente sostenibile. Di questi, tra l'altro, i deputati saranno giusto 3-400». Insomma, si cambia. Chissà se anche gli inquilini della Camera, per risparmiare, sceglieranno di andare a mangiare nei ristoranti in centro storico. Onorevoli sì, ma mica scemi.

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