Le intercettazioni dei Santi

Riportiamo lo stralcio dei verbali di alcune intercettazioni che sono venute in nostro possesso. A. «Gli inquirenti hanno interrogato ciò che essi stessi portavano: vedevano il corpo, ma non vedevano l'anima. Vedevano attraverso gli occhi, ma dentro c'era chi guardava quasi da due finestre. E se questo inquilino se n'è andato, la casa è crollata: se n'è andata via la guida, e ciò che è guidato cade, e proprio perché cade si dice che è deceduto. Non sono illesi i suoi occhi? Eppure anche se sono aperti non vedono nulla. Ecco le orecchie, ma colei che udiva se n'è andata; resta la lingua come strumento, ma il musicista che la suonava non c'è più. Gli inquirenti hanno dunque interrogato questi due: il corpo, che si vede, e l'anima, che non si vede; e hanno trovato che ciò che non si vede è meglio di ciò che si vede: meglio è l'anima che si nasconde; da meno è la carne che è visibile». (1) F d'A. «Laudato sie mi' Signore, cun tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione. Laudato si' mi' Signore, per sora luna e le stelle, in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si' mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sostentamento». (2) A. «Hanno visto l'uno e l'altra; li hanno interrogati, li hanno fatti oggetto di ricerca e hanno trovato che l'uno e l'altra nell'uomo sono mutevoli. Mutevole è il corpo per l'età, perché si deteriora, perché si alimenta, perché cresce e si disfa, perché vive e muore. Allora si sono rivolti all'anima, che concepivano come qualcosa di meglio e avevano ammirato come qualcosa di invisibile; ma scopersero che anch'essa è mutevole; ora vuole e ora non vuole; ora sa e ora non sa; ora ricorda e ora dimentica; ora teme e ora osa; ora si dedica alla saggezza, ora si abbandona alla stoltezza. Hanno visto dunque che è mutevole e perciò sono andati al di là di essa stessa: hanno cercato così qualcosa di immutabile». (3) F d'A. «Laudato si' mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si' mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare. guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali, beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male». (4) A. «Comprendi dunque, se lo puoi, o anima tanto appesantita da un corpo soggetto alla corruzione e aggravata da pensieri terrestri molteplici e vari; comprendi, se lo puoi, che Dio è Verità. È scritto infatti che Dio è luce (1Gv 1,5), non la luce che vedono i nostri occhi, ma quella che vede il cuore, quando sente dire: è la Verità. Non cercare di sapere cos'è la verità, perché immediatamente si interporranno la caligine delle immagini corporee e le nubi dei fantasmi e turberanno la limpida chiarezza, che al primo istante ha brillato al tuo sguardo, quando ti ho detto: Verità. Resta, se puoi, nella chiarezza iniziale di questo rapido fulgore che ti abbaglia, quando si dice: Verità. Ma non puoi, tu ricadi in queste cose abituali e terrene. Qual è dunque, ti chiedo, il peso che ti fa ricadere, se non quello delle immondezze che ti hanno fatto contrarre il glutine della passione e gli sviamenti della tua peregrinazione?». (5) F. d'A. «Tutti amiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima (Dt 6,5), con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l'intelligenza, con tutte le forze (Mc 12,30-33) (Lc 10,27), con tutto lo slancio, con tutto l'affetto, con tutti i sentimenti più profondi, con tutto il desiderio e la volontà il Signore Iddio, il quale a noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l'anima, tutta la vita; che tutti ci ha creato e redento, e che ci salverà per sua sola misericordia. Lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, pieni di putrido fetore, ingrati e cattivi». (6). I virgolettati che avete letto sono tratti dagli scritti di Sant'Agostino (indicato con A) e da quelli di San Francesco d'Assisi (indicato con F d'A - in nota i lettori troveranno i rimandi della citazioni). Li abbiamo messi uno accanto all'altro per rispondere ad una domanda che ci siamo fatti: ma cosa sarebbe successo se ai loro tempi fossero esistite le intercettazioni? Immaginate dieci, venti, trenta, centomila intercettazioni per ascoltare le conversazioni di San Francesco o quelle di Sant'Agostino. Poiché ogni forma di linguaggio è un tradimento del pensiero originale che si vuole comunicare (tradimento e tradizione hanno la stessa origine etimologica, esprimono varianti di uno stesso segno: tradere, verbo latino che vuol dire «consegnare»: Gesù - per fare un esempio - fu tradito da Giuda che lo consegnò ai giudici. E pure la traduzione letteraria è una forma di tradimento del linguaggio originario), il gioco di far parlare San Francesco e Sant'Agostino per noi ha un suo fascino. Mentre lo facevamo, poi, ci veniva alla mente (a dispetto dei santi) il fiorentino Nicolò Machiavelli: ve lo immaginate se gli avessero intercettato al telefono una frase come «il fine giustifica i mezzi»? Note: 1.(Agostino, Discorsi, 241,2-3) 2.(San Francesco d'Assisi, Il cantico delle creature) 3.(Agostino, Discorsi, 241,2-3) 4.(San Francesco d'Assisi, Il cantico delle creature) 5.(Agostino, La Trinità, 8,2). 6.(Dalla "Regola non bollata" di San Francesco d'Assisi)