"L'Italia a picco ma c'è la Padania"
«L'Italia va giù, ma noi non precipiteremo perché abbiamo la Padania». Sono passati quindici anni da quando Umberto Bossi, accompagnato dai suoi più fedelissimi, salì per la prima volta a Pian del Re di Crissolo (Cn) per raccogliere l'acqua del Po appena sgorgata dal Monviso. Eppure, ieri, ascoltando le sue parole, sembra che nulla sia cambiato. Nel 1996 da quei monti il Senatùr lanciò la dichiarazione di "Indipendenza della Padania". Ieri, lo stesso disco: è tornato a rivendicare la superiorità di un territorio che, suo malgrado, è rimasto un sogno ben chiuso dentro al cassetto. È un Bossi affaticato e con il braccio ingessato quello che ieri ha dato il via alla tre giorni della Festa dei popoli padani che si concluderà domani alla Riva dei Sette Martiri a Venezia con la rituale cerimonia dell'ampolla eppure l'Umberto non ha perso l'occasione per lanciare le sue frecciate. Poche parole. Frasi ad effetto che, contestualizzate, raccontano più di quanto si possa immaginare. Da una parte bisogna rassicurare la "base" che la Lega è ancora un partito di lotta. Quindi ecco la bacchettata all'esecutivo («il governo per adesso va avanti, poi vediamo. Il 2013 mi sembra un po' troppo lontano»), salvo poi tendere la mano a Berlusconi sull'accanimento giudiziario che i magistrati gli stanno riservando («Il Cav non vuole presentarsi dai pm di Napoli? Beato lui, risparmierà tempo. Se ci riesce...»). Poi torna a cavalcare il tema delle pensioni. In mattinata aveva affidato a Rosy Mauro, vicepresidente leghista del Senato, il compito di spiegare le cose («Abbiamo fatto spostare l'anno per l'innalzamento dell'età pensionabile per le donne al 2026 ma forse sarà l'anno del mai: per allora, infatti, chissà che cosa accadrà, ed è possibile che ci sarà già la Padania»). Nel pomeriggio poi la replica di Bossi che, anche questa volta, se la prende con il ministro Renato Brunetta: «Anche il nano di Venezia, ma non bisogna chiamarlo così altrimenti si offende, voleva intervenire sulle pensioni. Un giorno mi ha detto che lo ha chiamato Bankitalia sulle pensioni, io gli ho detto: "non chiamano te perché sei il più in gamba ma perché non capisci un cazzo e ti fai convincere"». Ma dal palco di Paesana (Cn) Bossi lancia messaggi anche ai suoi, soprattutto ai maroniani. Eleva il ministro Calderoli al rango di «mio braccio destro a Roma» e lancia il figlio Renzo quale suo delfino almeno per quanto riguarda la cerimonia dell'ampolla: «Io verrò qui tutti gli anni e dopo di me verrà mio figlio Renzo. Ha 23 anni bisogna vegliarlo per portarlo in mezzo alla gente e fargli vedere com'è la vita vera». Ma lo sfogo cresce quando un cronista gli chiede un commento sull'articolo in cui Panorama traccia un ritratto poco gratificante di Manuela Marrone sua compagna e madre di Renzo: «Sono degli stronzi. È un danneggiamento alla mia famiglia: mia moglie è una brava». Così si conclude la prima giornata della Festa "itinerante leghista" che oggi vedrà come seconda tappa l'appuntamento con la motonave che partirà da Mantova e navigando, prima sul Mincio e poi sul Po, arriverà a Ferrara. Grande attesa, infine, per il discorso di Bossi in Laguna previsto per domenica a mezzogiorno. Un comizio che verterà su due punti: la situazione internazionale e la politica interna con un occhio di riguardo alle battaglie del Carroccio per modificare la manovra. E così tutto è quasi pronto a Venezia e, mentre oggi sfilerà un corteo dei Centri sociali contro la Festa leghista, il popolo nordista inizia a radunarsi e, come è successo a Pontida lo scorso 17 giugno, sembra che la colonna sonora della manifestazione sia solamente una: «secessione».