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I giudici mandano al rogo il libro contro le Coop

Il patron Bernardo Caprotti

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Il giorno dopo la sentenza del tribunale di Milano, che ha dato ragione a Coop Italia e ha condannato Esselunga per concorrenza sleale, è il giorno delle polemiche del Pdl. I giudici hanno accolto il ricorso presentato tre anni fa contro l'imprenditore Bernardo Caprotti e il suo libro «Falce e carrello». Ora il patron della catena di supermercati dovrà sborsare 300 mila euro (rispetto ai 40 milioni richiesti) e ritirare i pamphlet dal mercato perché, come recita la sentenza, è colpevole di «un'illecita concorrenza per denigrazione». Insomma, secondo il Tribunale, quello che c'è scritto nel libro pubblicato dalla casa editrice Marsilio è falso: non è vero che i supermercati a marchio Coop sono diffusi soprattutto a causa dei rapporti con la politica, sia a livello locale che nazionale. Ma a mandare su tutte le furie il Pdl, che annuncia battaglia contro «una sentenza sovietica», è il diktat dei giudici di distruggere lo scritto uscito nel 2007 e distribuito in 500 mila copie. Sì perché, oltre al risarcimento, la sentenza recita anche il divieto di reiterarne la pubblicazione e diffonderne gli scritti. E insieme con Caprotti e Esselunga spa risultano condannati anche Geminello Alvi, curatore della prefazione, Stefano Filippi coautore e la casa editrice Marsilio. In prima linea tra gli "arrabbiati" c'è il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto. «La sentenza è un autentico scandalo - denuncia - Una patente elusione della libertà di pensiero e di stampa e chi l'ha redatta ha per modello l'Urss di Breznev o l'Italia fascista». Secondo Cicchitto il messaggio intimidatorio è evidente: «Chi osa attaccare le cooperative rosse, che godono di privilegi di ogni tipo, verrà perseguito in ogni modo per cui è molto meglio tacere. Ci ripromettiamo - annuncia il capogruppo azzurro - di studiare il modo per ripubblicare questo libro. La distruzione è il segno che la libertà è in pericolo. A suo tempo nazisti, comunisti e fascisti distruggevano i libri con la violenza, adesso in Italia questa indegna operazione viene fatta attraverso alcune sentenze». Il deputato Pdl Marsilio la definisce «inquietante». «Viene da pensare: tocchi le Coop e muori - dice - Ce ne siamo accorti anche durante la manovra economica, dove il tentativo di adeguare il regime fiscale delle finte coop che fanno impresa e concorrenza sleale si è scontrato con un duro blocco di potere trasversale. Mi auguro che la condanna al ritiro del libro dagli scaffali contribuisca a moltiplicarne i lettori». Sul piede di guerra anche il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri che invita a non dare seguito alla «sentenza incredibile e assurda» annunciando l'intenzione di «fare di "Falce e carrello" un documento di libertà e di verità affinché non solo non venga distrutto - sottolinea il capogruppo Pdl - ma diventi uno squarcio di verità che qualcuno vorrebbe nascondere. Non sfuggirà - fa notare - che questa sentenza arriva in un momento in cui il mondo delle Coop rosse ritorna al centro di uno scandalo: nel modello Sesto, nelle consulenze che hanno girato attorno alle vicende di Penati sono spuntate ancora una volta le immancabili cooperative rosse. Qualcuno vuole che non si accerti la verità su questa galassia? Qualcuno non ha gradito gli interventi fiscali di equità decisi dal governo di centrodestra?». È sarcastico il vicepresidente del Pdl al Senato, Ombretta Colli: «Tra un po' dovremmo aspettarci la caccia alle streghe, roghi in piazza e persecuzioni intellettuali? È una sentenza dalla chiara connotazione medievale, chissà cosa sarebbe successo se una censura così violenta fosse accaduta a un libro caro alla sinistra».

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