Crisi, Napolitano: necessario comportamento adeguato
"Occorre una riflessione sulle scelte fatte negli anni '70 e '80, soprattutto in relazione al debito pubblico, perché il mondo è radicalmente cambiato e in un certo senso tutto va rimesso in discussione. Occorrono comportamenti adeguati all'esigenza di fronteggiare la crisi finanziaria". Ha esordito così il presidente delal Repubblica Giorgio Napolitano, salutando gli imprenditori italiani che operano in Romania. "È necessario - ha detto - riguadagnare la fiducia dei mercati". Il Capo dello Stato ha chiesto al Paese di reagire per il secondo giorno consecutivo, ha chiesto al Paese di rimettersi in discussione di fronte alle sfide imposte dalla crisi economica, ma senza lasciarsi andare a reazioni irrazionali. Se ieri aveva esortato a non "lasciarsi atterrire" dai dati dell'economia, oggi ha invitato a evitare "psicosi, abbagli e timori". Pur nella consapevolezza che occorre "rivedere molte cose, molti comportamenti e scelte del passato". Secondo giorno di visita in Romania, Paese che ha sentito per primo gli effetti perversi della crisi internazionale cui ha risposto con una cura da cavallo da far impallidire la manovra italiana di questi giorni (aveva perso il 7 per cento del Pil, ha alzato di cinque punti l'Iva e ridotto del 25 per cento gli stipendi dei dipendenti pubblici). Napolitano incontra gli imprenditori italiani che qui operano da una ventina d'anni, non senza soddisfazioni di bilancio aziendale. Il Presidente li elogia e li rassicura sulla volontà del governo romeno rispettarne la libertà d'iniziativa. Poi, sul finire del discorso, aggiunge: "Non posso evitare di dire una parola sull'Italia". "E' inutile nascondercelo, stiamo affrontando prove complesse - ammette parlando da un rostro in stile postmoderno, con le luci dei riflettori che gli colpiscono la retina con l'effetto di un pugno - ma io mi chiedo cosa sia cambiato rispetto al Due Giugno scorso". Vale a dire rispetto al giorno in cui "si sentiva che il Paese reagiva all'unisuono, con una volontà unitaria". Giorni in cui il Colle poteva constatare con soddisfazione che la società aveva risposto con entusiasmo a tutti i livelli, anche nelle realtà locali dove meno ci si sarebbe aspettato. "E' il momento di rispolverare quella volontà unitaria trovando nuove ragioni per stare uniti - dice Napolitano - di sprigionare un forte cemento nazionale per far fronte alle sfide di queste settimane. Infatti dal 2 Giugno a oggi non è che sia cambiato tutto perché si è verificato un impazzimento dei mercati finanziari". Quindi sarebbe sbagliato lasciarsi prendere da "abbagli, o cadere in timori e psicosi e sbandamenti". Ci vuole, semmai, la coscienza che esiste una "crisi di fiducia degli speculatori, degli investitori finanziari", ma questa riguarda non tanto 'il sistema Italia' quanto la "situazione di sostenibilità finanziaria" che risente di un debito accumulato negli anni ("è stato molto ben gestito, ma è stato sottovalutato che si sarebbe trasformato in un macigno"). Quindi coraggio e sangue freddo: "Siamo un grande Paese, abbiamo una grande economia, un eccellente dinamismo imprenditoriale, riserve straordinarie ed energie da far valere per guadagnare credito". Ma la via non è di quelle agevoli, perché per arrivare al traguardo c'è da passare anche per una sincera autocritica collettiva. "Dobbiamo rivedere molte cose, comportamenti e scelte del passato", avverte ancora il Capo dello Stato, "non siamo più nel 1980, il mondo è radicalmente mutato e va tutto rimesso in discussione, per far emergere comportamenti adeguati ad affrontare le sfide del domani". Senza psicosi, sì, ma anche senza facili autoassoluzioni.