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Toghe, banche e luci rosse

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Toghe, banche e luci rosse. Raccontiamo un Paese impazzito che ha deciso di frantumare se stesso nel vortice delle intercettazioni, delle spiate, delle relazioni scosciate e istituzioni ammosciate. Mi chiedo dove sia finita la ragion di Stato, quella che distingue una società tribale da una comunità civile. Non c'è niente di simile in tutto l'Occidente: una nazione intenta a pugnalarsi, a cercare l'eliminazione dell'avversario con mezzi non convenzionali, a sfasciare la propria casa e poi fare salti di gioia. Nerone incendiò Roma, noi stiamo dando fuoco alle polveri per far saltare tutto. Berlusconi ha commesso molti errori, ma il martellamento giudiziario a cui è stato sottoposto è qualcosa di mostruoso. Non lo auguro a nessuno. Quando il voyeurismo e la pornografia escono dalla camera da letto per diventare atto giudiziario, quando la ghigliottina prende il posto della giustizia, quando le Vite degli Altri diventano gogna e basso istinto collettivo, allora scorre il sangue. Da tempo scrivo che per la storia personale di Silvio Berlusconi e quella collettiva del berlusconismo va pensato e messo in atto un soft landing, un atterraggio morbido. Parole vane. Unipol, metafora del Berlusconi presunto colpevole. L'accusa chiede l'archiviazione. No, il giudice terzo, decide che va processato lo stesso. Uomo nero. Alla sbarra. È il desiderio psicotico di vedere la vicenda umana e politica del Cav chiudersi nel modo più violento, a pietrate. La grandinata di sassi domani finirà in faccia ai lanciatori di oggi, ma nessuno vuol vedere l'epilogo da sterminio di massa. I verbali e le centomila intercettazioni sono una scarica di mitra non sulla libertà di Berlusconi, ma su quella di tutti i cittadini.   Oggi a lui, capro espiatorio dei mali nazionali, domani a un altro. E via così, in una roulette russa che non risparmierà nessuno. Rischiamo il downgrade del debito pubblico ad horas, siamo seduti su una bomba contabile da 1900 miliardi e l'Italia con pazza allegria si rotola nel fango tra pizzi, merletti e complotti.  

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