Il Pd in Sicilia si spacca su Lombardo
GaetanoMineo Continua ad ingoiare rospi, il Pd in Sicilia, lacerandosi sempre più sul sostegno al quarto governo Lombardo. In merito, s'interroga da oltre un anno. E, ancora oggi, i democratici non si sono dati risposta. A nulla sono valse le parole di Bersani quando a maggio dichiarò di voler togliere l'appoggio esterno al governatore. Inutili pure le richieste della base di poter esprimere il proprio dissenso attraverso un referendum che ad oggi non si è ancora svolto. Nulla è cambiato e il Pd continua a governare nell'isola. Ad agitare ulteriolmente le acque, facendo scendere in campo la fronda di chi vuole staccare la spina al governo regionale, la citazione a giudizio notificata al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, dalla procura di Catania per voto di scambio. «Non entro nelle decisioni giudiziarie - afferma il senatore del Pd, Enzo Bianco -. Mi chiedo come faccia il mio partito a sostenere una giunta che è guidata da chi intrattiene rapporti con persone dalle quali bisognerebbe stare lontani. Lunedì alla direzione del Pd chiederemo il ritiro dell'appoggio a Lombardo o l'indizione del referendum sul sostegno del partito al governo regionale». Altro pezzo da novanta. Il senatore, Mirello Crisafulli: «Non si è mai trattato di una scelta coraggiosa da parte del Pd. È stato sempre e solo inciucismo». E minaccia: «Si decida il 19 settembre, non si può più rimandare. O elezioni anticipate, o referendum interno al partito». Le premesse perché lunedì ci sia un'assise di fuoco ci sono tutte: fuori o dentro al governo Lombardo con annesso referendum. Intanto, lo stesso Lombardo ha chiuso la porta in faccia al partito di Bersani congelando tre sue richieste: primarie di coalizione, voto anticipato, e alleanze alle amministrative. E dire che proprio il Pd è la maggiore forza politica della maggioranza. Insomma, tra questione morale, governo e non governo, ribaltonisti e via dicendo, le scosse telluriche nel partito di Bersani sono sempre più intense. «Sarà una direzione ricca di argomenti da approfondire», avvisa il deputato regionale del Pd, Tonino Russo. Poi l'affondo: «La questione del referendum, sottoscritto da oltre 5 mila iscritti del Pd siciliano, di cui Beppe Lupo è il segretario, è ancora attualissima. Non è stata archiviata, né è archiviabile». Stessa atmosfera per le amministrative di primavera, in casa Pd. Il deputato regionale Davide Faraone, rompe con il segretario e si candida a sindaco di Palermo. Nasce un altro rottamatore.