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D'Alema fa outing: "No ai matrimoni gay"

Massimo D'Alema

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Le nozze gay tornano a scuotere il Pd. E da ultimo, nella delicata questione, c'è finito Massimo D'Alema. Il tutto ha avuto inizio venerdì scorso quando l'esponente del Pd, intervenendo a un dibattito alla Festa dell'Unità di Ostia (Roma) ha esplicitato il suo pensiero sul termine "matrimonio": «Come è previsto dalla Costituzione del nostro Paese, se non la si cambia, è l'unione tra persone di sesso diverso finalizzata alla procreazione. Tra l'uomo e la donna, questo dice la Costituzione». Poi ieri il video con la ripresa di quelle parole è finito su YouTube ed è iniziata la controffensiva del popolo omosessuale. «Affermazioni talmente rozze - commenta il presidente di Arcigay, Paolo Patanè - da risultare incredibili. Intanto finge di dimenticare che non esiste nessuna relazione tra matrimonio e procreazione, perché il matrimonio non è diritto esclusivo delle coppie che possono procreare. Poi, confonde tra matrimonio civile e matrimonio religioso, dimenticandosi che esiste una differenza tra cittadini e credenti e tra Stato e Chiesa. E infine riesce persino a dimenticare la sentenza della Corte costituzionale 138 del 2010, che parifica i diritti delle coppie conviventi dello stesso sesso a quelli delle coppie coniugate eterosessuali. In qualunque Paese dell'Unione queste sarebbero le tipiche dichiarazioni di un esponente di estrema destra con smanie religiose, ma in Italia sono le dichiarazioni di un leader del Pd, ovvero di un partito che si dice progressista e di sinistra. Le parole del "leader minimo" sono la conferma di un'alleanza con l'Udc fatta per perpetuare lo sfacelo della sinistra italiana e la perdita di qualunque dignità laica ed autorevolezza del Pd». Un Pd sempre più nella bufera dove sembra prendere piede l'area cattolica che ammicca ad intese con i centristi di Pier Ferdinando Casini. E così, anche in questa occasione, si certifica come sul tema dei diritti delle coppie omosessuali i Democratici abbiano al loro interno posizioni completamente opposte. Era infatti di neanche un mese fa la polemica tra il cattolicissimo Luciano Parolin, 70enne dirigente vicentino del Pd e la deputata Paola Concia che pochi giorni prima si era unita in matrimonio a Francoforte con Ricarda Trautmann. «Adesso che ha coronato il sogno d'amore», disse Parolin «speriamo la smetta di presentare disegni di legge ad personam (a nome del Pd) in difesa di non so quali diritti negati». E poi ha rincarato, rivolgendo un quesito al leader del suo partito Pier Luigi Bersani: «È questa la famiglia che (tutti) si vogliono formare? Sono queste le famiglie che si devono sostenere? Il Pd quando la smetterà di appoggiare proposte in difesa delle lobby omosessuali che accampano diritti di «sostegno»? Una risposta a questo tema ha cercato di darla D'Alema difendendo l'istituzione del matrimonio eterosessulae anche se, nel tardo pomeriggio, lo stesso «baffino» ha cercato gettare acqua sul fuoco: «Si è montata una polemica esagerata. Nella mia vita politica ho sempre difeso i diritti degli omosessuali contro ogni forma di discriminazione e di omofobia». Poi ha aggiunto: «Con il centrosinistra abbiamo fatto una legge che riconoscendo i diritti delle persone che convivono non ammetteva tuttavia il matrimonio gay». Un compromesso «tra l'esigenza di tutelare i diritti della persona e le convinzioni di tutti quegli italiani che pensano che il matrimonio sia un'altra cosa». Ale. Ber.

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