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"Alfano premier. Letta al Quirinale"

Silvio Berlusconi ad Atreju 2011

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Berlusconi si emoziona. Davanti ai suoi occhi i ragazzi del Pdl e nel suo cuore due persone: Alfano e Letta. Wagneriana Cavalcata delle Valchirie di sottofondo, applausi, standing ovation e bandiere al vento a fare da cornice. Un palco, due poltroncine blu e l'entusiasmo di tantissimi giovani giunti da tutta Italia per ascoltare dal vivo il loro leader. Questo è lo scenario che si è trovato davanti agli occhi Silvio Berlusconi arrivando ieri sera ad Atreju, la festa dei ragazzi del Pdl. Il ministro Giorgia Meloni, lo accoglie con un caloroso abbraccio. Lo stesso che avrebbero voluto dargli i ragazzi della Giovane Italia lì presenti. Il Cav è travolto dall'affetto del suo popolo e, prima di accomodarsi, vuole ringraziare per la bellissima accoglienza. Poi ingrana la quarta e, parlando in pubblico per la prima volta dopo la pausa estiva e dopo il varo della manovra, si sfoga: attacca le toghe, invoca una riforma della giustizia e si dice sicuro di arrivare a fine legislatura, non temendo le inchieste di questi giorni. E dopo un breve passaggio sui momenti difficili che l'Italia sta affrontando («quello che questa maggioranza poteva fare per dare risposte positive alla Bce è stato fatto. Non c'è tecnico al mondo che possa fare il miracolo che abbiamo fatto noi», si fa prendere dall'emozione e guardando le prime file della platea commenta: «Ogni tanto, vedere una "prima pagina" di tanti giovani come voi fa bene al cuore e non soltanto». Poi, appena quegli stessi ragazzi iniziano a fargli le domande, coglie l'occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Sul tema pensioni ad esempio. Prima spiega le posizioni del governo («mandare la gente in pensione a 65, anche 67 anni, è qualcosa che funziona perché la vita media si è spostata in alto»), poi se la prende con l'Unione Europea («se un governo aumenta l'andata in pensione, si scontentano moltissimi elettori. Se la Ue lo imponesse, tutti i governi lo farebbero») per concludere con il suo inconfondibile humour: «Sapete che io ho 27 anni (ironizzando sulla sua reale età, ndr) e quindi ho le vostre stesse preoccupazioni». Ma è quando gli viene chiesto se intende ricandidarsi a Palazzo Chigi e, soprattutto, se ritiene veramente che l'Italia sia un paese di «m....» che il Cav non si risparmia. Vuole fugare ogni dubbio. Spiega nel dettaglio ogni punto e la platea sembra ringraziare la sua sincerità tributandogli lunghi applausi. La decisione se ricandidarsi o meno sarà presa «a fine legislatura», spiega, ma «il mio pensiero non recondito è vedere prossimamente Gianni Letta al Quirinale e Angelino Alfano premier». Un'ipotesi che Berlusconi ha più volte confessato ai suoi fedelissimi ma che ieri, per la prima volta, ha voluto rendere pubblico. Per quanto riguarda invece l'infelice dichiarazione sul Paese, Berlusconi si giustifica chiedendo: «Chi di noi non ha detto una volta "che sistema di..."? È la realtà di adesso». Poi, incalzato dalla Meloni, tenta di mettere le cose in chiaro una volta per tutte: «L'Italia è il più bel Paese del mondo. È meraviglioso per le sue bellezze naturali, ha i più grandi tesori artistici di tutto il mondo. Adesso come si trova ridotta per la situazione politica ed economica verrebbe voglia di scappare ma siate certi che io voglio restare con voi». Anche perché, come dirà subito dopo rispondendo ad un ragazzo, ha ancora un po' di cose da fare prima di lasciare: «Tre riforme: quella della giustizia, quella della riforma fiscale e quella dell'architettura istituzionale. Tutte e tre fondamentali». Ma soprattutto deve liberare l'Italia dalle toghe politicizzate perché «oggi la sovranità popolare non è più dei cittadini e del Parlamento ma dei magistrati di Magistratura democratica».

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