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Addio alle Province. Il governo vara la legge

Il ministro Roberto Calderoli

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Province? Addio. Dopo 152 anni di onorata carriera (fu il Regio Decreto 3702 del 23.10.1859, cosiddetto Decreto Rattazzi, a stabilire l'organizzazione del territorio in Province) è iniziato ufficialmente il loro tramonto. A stabilirlo è stato il disegno di legge costituzionale varato ieri dal Cdm dal titolo «soppresione di enti intermedi» che, nel primo dei suoi primi tre articoli prevede la sopressione del riferimento alla provincia, ovunque ricorra, dalla Costituzione (resteranno solo Comini, Regioni e Città metropolitane). E nel secondo articolo afferma che «spetta alla legge regionale istituire sull'intero territorio regionale forme associative fra i Comuni per l'esercizio delle funzioni di governo di area vasta, nonché definirne gli organi, le funzioni e la legislazione elettorale». Una sorta di «super-Comuni» o, come le chiama il ministro Roberto Calderoli, «province regionali», cui dovranno andare tutte o alcune delle funzioni che oggi spettano alle Province. La Lega è stata costretta a fare un passo indietro. Aveva giurato che nessuno avrebbe mai toccato gli enti locali e invece ieri ha cambiato linea. Eppure, ascoltando le parole del ministro della Semplificazione, sembra che le cose non siano andate proprio così infatti «con la modifica costituzionale sarà possibile far coincidere due esigenze contrapposte: da una parte quella di garantire la razionalizzazione degli enti intermedi e dall'altra quella di garantire le identità e l'incremento del grado di autonomia di governo del territorio». Insomma nessuna retromarcia. Caso mai un ulteriore successo infatti, come continua, «le future "province regionali" assomiglieranno alle attuali Province delle Regioni a statuto speciale, che già oggi hanno competenza esclusiva per l'ordinamento dei propri enti locali. Conseguentemente le Regioni ordinarie aumenteranno la loro autonomia e somiglieranno a loro volta sempre di più alle stesse Regioni a statuto speciale, assumendone le caratteristiche». Una quadra che è riuscita quindi a mettere daccordo tutti all'interno della maggioranza anche se, durante il Cdm non è mancata qualche perplessità da parte di alcuni ministri del Pdl tra cui Giancarlo Galan, titolare dei Beni Culturali, proprio sul fatto che il disegno di legge attribuisce più poteri alle Regioni. Obiezioni comunque rientrate prima del voto finale sul ddl che è stato approvato con voto unanime.

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