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Draghi al Qurinale. Napolitano: usciremo dalla crisi

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi

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Manovra, andamento dei titoli di Stato sui mercati, ma sopratutto sviluppo: questi i temi del colloquio tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il governatore della Banca d'Italia e prossimo presidente della Bce Mario Draghi avvenuto in mattinata al Quirinale. Le due personalità che nelle ultime settimane sono divenute, di fatto, i garanti della nostra tenuta finanziaria dinanzi alle istituzioni Europee, si ritrovano ora in sintonia proprio sull'ultimo capitolo del loro incontro, appunto la sviluppo, che non è più solo il fulcro di quella che i giornali hanno chiamato l'agenda Draghi, ma anche di quella che si sta profilando sempre più come l'agenda Napolitano. Il governatore di Bankitalia al Colle, l'altra sera l'incontro con il premier Berlusconi dopo il sì del Senato alla manovra. Al centro del confronto con il Capo dello Stato 'esito del G7 che ieri, a Marsiglia. E ha insistito sulla necessità di mettere un pò d'ordine nei debiti sovrani. Vale a dire proprio la nota dolente della nostra finanza pubblica, più ancora del deficit: esso ammonta al 120% del Pil e drena miliardi in termini di interessi, che altrimenti potrebbero essere usati per politiche di crescita. Ma è proprio quest'ultima, hanno concordato Napolitano e Draghi, l'unica arma per rendere sostenibile il debito. Senza un incremento del Pil il rapporto tra questo e lo stesso debito rimarrà un elemento critico, che continuerà a far ballare i Bpt sui mercati. Anche perché la Bce non potrà continuare a sostenerli ad oltranza. A fronte di 40 miliardi acquistati in un mese, nei prossimi 12 scadranno titoli per 130 miliardi. Dopo il pareggio di bilancio nel 2013, ottenuto con la manovra, lo sviluppo diventa centrale nell'agenda Napolitano, esplicitata ieri dal Capo dello Stato a Palermo, dove ha detto senza mezzi termini: "Ora sono all'ordine del giorno i temi della crescita che si pongono in modo stringente per non dire drammatico". Anche perché, sempre ieri, l'Istat ha fornito dati sul Pil poco incoraggianti. Oggi Draghi ha riportato le cifre del suo Istituto che non fanno che rafforzare gli stessi concetti. D'altra parte il governatore già nelle considerazioni finali all'Assemblea di Bankitalia, lo scorso maggio, ha insistito sulla necessità di politiche economiche che favoriscano la crescita. L'agenda Draghi prevede una "riduzione significativa delle aliquote" sui redditi e le imprese, caricando invece la rendita e il patrimonio, un'accelerazione sulle liberalizzazioni, sulla produttività, un incremento dimensionale delle imprese e una modifica del mercato del lavoro per togliere i giovani dal precariato. Un passaggio complesso che il Parlamento dovrà affrontare nella delega fiscale che ha iniziato il suo iter alla Camera questa settimana. "Ce la dobbiamo fare, ce la possiamo fare", ha detto oggi Napolitano in un'intervista a Bruno Vespa, aggiungendo di non aver "mai dubitato un solo momento della capacità di un paese come il nostro che si è rialzato da cadute tremende, di trovare la strada di un nuovo sviluppo nel prossimo futuro". A una condizione: "Ritrovare egualmente il modo di costituire un forte cemento unitario, una forte coesione nazionale e sociale nell'interesse del nostro Paese".  

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