L'ira dei sindaci: "Scioperiamo"
Anche i sindaci scioperano. L'appuntamento è per giovedì prossimo, 15 settembre. Tutti i Municipi d'Italia riuniranno i propri organi per protestare contro gli effetti della manovra del governo. I primi cittadini, contestualmente, restituiranno ai prefetti le proprie deleghe sulle funzioni di anagrafe rendendo così possibile, appunto, il primo "sciopero" dei sindaci d'Italia. Alla mobilitazione saranno presenti anche la Conferenza delle Regioni e l'Unione della Province italiane in rotta con il governo per i tagli anti-crisi. Tutti pronti a incrociare le braccia, insomma. Prevista poi tutta una serie di altre iniziative di protesta, tra le quali il ricorso alla Corte costituzionale contro gli articoli 4 e 16 della manovra, ovvero quelli che obbligano i Comuni alla dismissione delle società partecipate e che intervengono sull'organizzazione istituzionale dei 5.800 Piccoli Comuni sugli 8 mila totali. I rappresentanti degli Enti locali, da giorni impegnati in una dura trattativa con Palazzo Chigi, ribadiscono che venderanno cara la pelle. Il primo a combattere è Gianni Alemanno. Il sindaco di Roma si dice consapevole del fatto che il governo, ponendo la fiducia, abbia compiuto un atto necessario, poi però annuncia: «Noi continueremo la nostra battaglia affinché la manovra sia riequilibrata magari con atti futuri e non rimettendola in discussione: entro quest'anno bisogna dare segnali chiari agli enti locali», spiega. «La mancanza da parte del governo di una leale collaborazione - gli fa eco il vicepresidente dell'Anci Graziano Delrio - ci obbliga a continuare nella nostra mobilitazione contro una manovra iniqua e dannosa per i cittadini e per il Paese». I presidenti delle Regioni non sono da meno. Giovedì prossimo «consegneremo i contratti per il trasporto pubblico locale su ferro e gomma», annuncia il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, spiegando che con i tagli ai trasferimenti «c'è il rischio default delle aziende di trasporto locale». «Non stiamo aprendo un conflitto istituzionale, non ci interessa. Ma ci sono problemi aperti che riguardano i cittadini e il sistema delle autonomie, che sono anche problemi del Governo», aggiunge il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni che pone l'accento sul finanziamento ai trasporti locali passati «da 1,9 miliardi a 400 milioni». Ce ne è abbastanza. A fine giornata Errani, Castiglione (Upi) e il presidente facente funzioni dell'Anci, Osvaldo Napoli, prendono carta e penna per scrivere a Berlusconi. Le misure adottate dalla manovra sono «insostenibili», ribadiscono. La mobilitazione avviata nelle scorse settimane proseguirà «con nuove iniziative»: questo l'avvertimento. C'è anche un auspicio finale: che si arrivi a una «ripresa di un dialogo nell'interesse generale dei cittadini». La risposta di Palazzo Chigi non si fa attendere: «Comprendo le preoccupazioni delle Regioni e di tutto il sistema delle autonomie, ma la volontà del Governo ad avviare un confronto, e non un conflitto istituzionale, con le Regioni e gli enti locali, non è mai venuta meno e continuerà dopo l'approvazione della manovra» assicura il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffale Fitto. Intanto la legge costituzionale sull'abolizione delle Province votata ieri dal Consiglio dei ministri ha già avuto i suoi primi effetti, per lo meno a Pistoia. Il presidente della Provincia toscana ha deciso la sospensione delle deleghe all'assessore alle politiche sociali, Michele Parronchi (Idv), dopo aver appreso che «si è fatto principale referente a livello locale» dell'iniziativa di raccogliere le firme per chiedere l'abolizione delle Province. Niente da fare. Ancora non ci siamo.