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Giulio zittisce Confindustria: "Più tagli che tasse"

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha spiegato ieri al Workshopo Ambrosetti il suo punto di vista sulla manovra nella versione tris, è arrivata la prima ammissione sul fatto che i repentini cambi di rotta sulla misure prima inserite e poi stralciate nel provvedimento di correzione dei conti abbiano creato un'incertezza che poteva essere evitata. «Nel fare un provvedimento in quattro giorni puoi fare degli errori» ha detto Tremonti. Insomma qualche sbaglio c'è stato anche se giustificato dalla fretta. Di qui a dire che la manovra sia da cestinare secondo il ministro ce ne passa. E così lo stesso responsabile del dicatero di Via XX settembre ha rinviato al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia le critiche su una finanziaria troppo sbilanciata sulle entrate. «Ci sono più tagli che tasse» ha chiosato. Tremonti ha così chiarito alla platea di imprenditori e industriali presenti al meeting di Cernobbio che il «provvedimento di agosto fu fatto in quattro giorni con una complessità interna di fabbricazione del provvedimento maggiore di quanto uno possa immaginare». E in particolare sull'idea di accorpare le feste e sul fatto di non aver pensato al 2 giugno, al 25 aprile e al primo maggio ha affermato laconicamente: «Non ci abbiamo pensato». «Pensavamo - ha sostenuto - che fosse importante scrivere una norma sull'accorpamento e che poi ci fosse spazio per il decreto che definisce le date per dare spazio a questo. Non era, cofesso, centrale nell'economia di una manovra da decine di miliardi in quel momento. Dovendo fare una norma abbiamo fatto la norma che accorpava le festività con dentro anche l'election day. Pero, è un errore: ammetto - ha affermato - è un errore». Poi rivolgendosi direttamente al leader degli industriali ha sottolineato: «Dò una valutazione diversa da quella fatta dal presidente Marcegaglia: ci sono 14 miliardi di tagli e 6 di tasse. E non viceversa». Quindi il ministro ha dato il dettaglio e si è detto disposto «a offrire ampia documentazione a proposito perché sono 6 miliardi di tagli ai Ministeri, 4 ai governi locali, 4 al Welfare il resto - ha precisato - è una componente fiscale ma non dominante all'opposto». Tremonti quindi non ha lesinato una stoccata contro chi fa «profezie retroattive» e ha ricordato che «nessuno ha la bacchetta magica». Poi ha rimarcato: «Un po' in tanti hanno la mania di bacchettare troppo. Se si usassero le bacchette giuste con l'armonia giusta sarebbe nell'interesse del nostro Paese». Ma il ministro, nel suo lungo discorso in cui non manca di citare Waterloo, Westfalia, Deauville e Versailles, ha allargato il campo anche a uno dei suoi cavalli di battaglia in Europa. E cioè degli Eurobond. «Assolutamente saranno fatti perché non ci saranno alternative. Credo siano il destino di questo Continente. Vedo però polemiche legittime ma anche strumentali: dicono che è una trovata italiana, ma com'è che, se fosse solo nell'interesse italiano, è totalmente appoggiata dal governo britannico e nella city di Londra? Forse - ha sottolineato il ministro - c'è una ragione che va oltre lo specifico interesse domestico del nostro Paese». La difesa della manovra da parte del ministro non è bastata però a convincere il presidente della Confindustria. «Il rischio che l'Italia corre è grave e servono misure più incisive di quelle previste nella manovra correttiva dei conti pubblici. Se il governo non avrà la forza di adottare provvedimenti più incisivi e ridare credibilità al Paese dovrà trarne le conseguenze. Non è arrivata a chiedere le dimissioni dell'attuale esecutivo, ma il senso delle parole della Marcegaglia, al forum Ambrosetti è stato chiaro. «Il sentimento è di forte preoccupazione e di richiesta alla politica di rendersi conto della gravità della situazione in cui ci troviamo e immediatamente agire perchè il nostro Paese rischia molto», ha affermato il numero uno degli industriali.

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