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Bersani non piace più al popolo di sinistra

Il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani

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Pierluigi Bersani scavalcato da Antonio Di Pietro e Nichi Vendola come leader del centrosinistra. Lo dice un sondaggio fatto da «Demos & Pi» per La Repubblica, nel quale il segretario del Partito Democratico è addirittura tallonato, nell'indice di gradimento, da Beppe Grillo. Un dato che fotografa il pessimo momento di Bersani, alle prese con la storia delle presunte tangenti del suo ex braccio destro Filippo Penati e con le critiche che gli stanno arrivando all'interno del partito per la partecipazione allo sciopero di oggi della Cgil. Ma che è anche un segno di come la stampa «amica» stia iniziando a prendere le distanze dal leader democratico. La manifestazione contro il governo ha spaccato ancora una volta il Pd, riportando alla luce la frattura storica tra l'ala di sinistra e la parte più cattolica. E da quest'ultima sono arrivate ieri le maggiori critiche. «Rispetto la protesta della Cgil, ma non condivido lo sciopero – ha spiegato il senatore Marco Follini – Continuo a pensare che chi allinea la bandiera del Pd dietro le bandiere della Cgil non fa un buon servizio, né al Pd né alla Cgil. Per contrastare la manovra economica del governo dobbiamo trovare altre strade». Rilievi ai quali si è associato anche Luigi Bobba, deputato ed ex presidente delle Acli: «Condivido molte delle critiche che la Cgil muove alla manovra, ma mi domando se lo strumento dello sciopero produca davvero i risultati a cui punta». «Non condivido l'articolo 8 della manovra che è solo una soluzione posticcia – spiega – io stesso ho presentato un disegno di legge sul contratto unico che dà protezione crescente e graduale a tutti i lavoratori». «Non di meno – è la conclusione – pur non condividendo la manovra, credo che la scelta della Cgil di giocare da sola, in una situazione così difficile non favorisce la tenuta degli interessi dei lavoratori e dei pensionati». Critiche, distinguo, errori che «segnano» la tenuta di Pier Luigi Bersani alla guida del Pd. Nel sondaggio di Repubblica il segretario – che comunque con il 34,7 per cento resta sopra Pier Ferdinando Casini (32,1 per cento), Angelino Alfano (29,9), Gianfranco Fini (26,9) e Silvio Berlusconi (22,7) – è addirittura dietro il ministro dell'economia Giulio Tremonti per indice di gradimento. Ma il dato più significativo resta quello svantaggio nei confronti di due competitor del centrosinistra. Il leader dell'Italia dei Valori «vola» al 39,4, mentre Nichi Vendola si ferma al 39 per cento. Ma preoccupa anche il «crollo» di consensi – sempre secondo il sondaggio – che in sette mesi ha avuto il segretario dei Democratici: era al 39,2 per cento a febbraio di quest'anno, era salito al 39,4 a giugno, ai primi di settembre è precipitato di quasi cinque punti. Colpa soprattutto della vicenda Penati che ne ha minato assai immagine e credibilità. Un momento di debolezza di cui hanno subito approfittato anche all'interno del partito per chiedere di scegliere con le primarie il candidato premier per le prossime elezioni. Il primo a «fiutare» l'aria è stato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ha messo sul piatto la sua candidatura, criticando ancora una volta una classe dirigente ormai vecchia. E a ruota lo ha seguito Nichi Vendola: per le primarie di coalizione – ha assicurato – io ci sarò.

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