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Oggi la fiducia sulla nuova manovra Iva al 21% e prelievo oltre i 300mila

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Buona la quarta. C'è voluto un lungo tira e molla ma alla fine il governo ha trovato la quadra. Almeno si spera. L'esecutivo ha fatto tre modifiche al testo della manovra uscito dalla commissione Bilancio di Palazzo Madama. Innanzitutto ha aumentato l'Iva di un punto, dal 20 al 21%. Poi ha stabilito un contributo del 3% per i redditi (complessivi ma senza la prima casa) superiori a 300 mila euro, fino al pareggio di bilancio. Una misura che coinvolgerà 34 mila contribuenti e che è stata decisa nel Consiglio dei ministri. Nel vertice a Palazzo Grazioli, infatti, era prevista una soglia più alta, 500 mila euro. Infine, via libera all'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni, a partire dal 2014, per le donne che lavorano nel settore privato. Sarà allentata la stretta agli evasori: sì al carcere per chi evade più di 3 milioni ma solo nel caso la cifra corrisponda al 30% del fatturato. Oggi ci sarà il voto di fiducia al Senato. Nei prossimi giorni l'ok definitivo a Montecitorio. Stretti tra le raccomandazioni del presidente della Repubblica e i diktat dell'Ue, è stata una vera impresa raggiungere un compromesso. Clima tesissimo, tanto che alcuni «falchi» berlusconiani hanno invitato fino all'ultimo il premier a non accettare quello che considerano un «commissariamento». Ma non c'era altra strada. Berlusconi ha ceduto sul ritorno del contributo di solidarietà, una misura che aveva osteggiato fin da quando era stata proposta per i redditi oltre i 90 e i 150 mila euro dei lavoratori del settore privato (i dipendenti pubblici continueranno invece a pagarla). Anche il ministro dell'Economia Tremonti ha fatto un passo indietro sull'aumento immediato di un punto di Iva. Infine la Lega. Non voleva sentire parlare di pensioni, poi ha dovuto cedere, accettando l'equiparazione dell'età di pensionamento delle donne del settore privato a quelle del pubblico impiego.   Il vertice di maggioranza sulla manovra, convocato a Palazzo Grazioli, è durato un paio d'ore. «Bisogna fare presto», avrebbe raccomandato il premier. Il percorso è stato lungo «ma questo è il testo migliore possibile e rassicurerà i mercati. Va bene la collegialità, ma alla fine mi assumo io la responsabilità: la decisione la prendo io». Ma non è tutto. Ci sarà un'accelerazione sul ddl costituzionale che introdurrà nella Carta il pareggio di bilancio e che attribuirà alle Regioni le competenze delle Province. Ddl che sarà approvato giovedì nel Consiglio dei ministri. Il clima, almeno nella maggioranza, è variabile. I rapporti tra il Pdl e la Lega tengono anche se si tratta di una tregua armata. La partita sulle pensioni, infatti, potrebbe riaprirsi, almeno nelle intenzioni del Pdl già dopo l'approvazione definitiva della manovra. Prima, però, ci sarà un altro appuntamento «di fuoco» per la maggioranza: il voto sulla richiesta di arresto che pende su Marco Milanese, l'ex braccio destro del ministro dell'Economia Tremonti. Inoltre resta qualche mal di pancia tra i leghisti vicini al ministro Maroni che, non a caso, non ha partecipato al vertice di maggioranza. C'erano invece Bricolo, Rosi Mauro e Calderoli. Soddisfatti i «frondisti» del Pdl. Guido Crosetto, Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio, in una nota, spiegano: «Con le nuove misure annunciate dal governo la manovra di agosto offre maggiore certezza al raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2013. Siamo arrivati, nonostante un percorso incerto e talvolta rischioso, in cui come in un videogame sono passati i mostri dell'inferno delle aliquote e della gogna fiscale, ad un risultato ragionevole nel quale sono state adottate molte delle nostre proposte». Scontento della Manovra, invece, il Forum ferroviario dei Trasporti. Nelle pieghe del testo, infatti, la maggioranza ha inserito un articolo sul trasporto ferroviario che «blocca la liberalizzazione, a esclusivo beneficio dell'ex monopolista statale». «Il provvedimento, aggiunto surrettiziamente nel testo in discussione al Senato, modifica infatti il decreto legislativo n. 188 del luglio 2003, con l'obiettivo di obbligare tutte le imprese ferroviarie operanti nel territorio italiano sul trasporto merci e persone ad applicare per legge il contratto obsoleto delle Ferrovie dello Stato, peraltro già da tempo scaduto», si legge in un comunicato. «Si tratta di una norma manifestamente incostituzionale. Ed è inoltre paradossale che una legge che ha l'obiettivo di favorire la contrattazione aziendale, disponga esattamente l'opposto per il solo settore ferroviario». Che Tremonti abbia fatto uno sgambetto a Montezemolo e Della Valle?

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