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Il Monopoly del Belpaese

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Quarta versione della manovra. Sembra di giocare a Monopoly: arrivi in «Parco della Vittoria» e piazzi due alberghi, poi finisci nella casella della «tassa patrimoniale», butti i dadi in aria, altro giro, e sei in «parcheggio», dopo un minuto il tuo avversario ghigna perché sei agli «imprevisti» e ti va bene se tra un lancio e l'altro non finisci in «prigione». Capisco lo smarrimento di molti lettori. Ricevo mail a getto continuo. Tutti mettono in evidenza un dato: siamo arrivati al punto di non ritorno, l'era della vita a debito è finita e da qualche parte bisogna cominciare a riordinare la nostra vita di italiani anarchici. Non mi piace il ritorno della tassa di solidarietà, ribattezzata come tassa sui super-ricchi. Si è ceduto a un messaggio demagogico e diseducativo: chi guadagna deve esser punito. Messa così la faccenda, era più equa una patrimoniale. Almeno si colpivano i veri ricchi, i rentiers, quelli che dichiarano finti redditi e incassano soldi veri. In nero. Niente. Voltiamo pagina. Alla fine, come avevamo previsto, arriva l'aumento dell'Iva e si può mettere nero su bianco un'entrata certa. Viste le lobby in azione e la situazione di divisione interna della Lega, Berlusconi ha fatto il possibile. La manovra deve essere approvata prima della riunione della Bce di domani. Questo ci salverà dai fulmini di Francoforte, ma non dalla Borsa che si muove secondo un Risiko globale che registra il declino dell'Occidente nelle sei killer application raccontate da Niall Ferguson nel suo splendido libro Civilization: concorrenza, scienza, democrazia, medicina, consumi ed etica del lavoro. Siamo seri e realisti, saremo superati dai Paesi emergenti, la Storia punta ad Est e la nostra corsa ha un solo obiettivo: non arrivare ultimi.  

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