Abolite tutte le Province
Questa volta non si salvano neanche le più grandi. Tutte le Province saranno abolite. Le loro competenze passeranno alle Regioni. Il diktat non arriva dalla manovra, ma da un ddl costituzionale, che sarà approvato giovedì in Consiglio dei ministri. Doccia fredda dunque per le Province, che «non comprendono i motivi di questa accelerazione del Governo» e che ora chiedono di essere convocate «subito» per conoscere il loro destino. Il presidente dell'Unione delle Province, nonché presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, avverte che «scelte calate dall'alto» saranno respinte, perchè «su un tema così importante, su cui ogni errore di valutazione può gettare il Paese nel caos, chiediamo di essere ascoltati e consultati». Un appello già lanciato ieri da Regioni, Province e Comuni e che è stato oggi ribadito, in una nuova nota unificata: le autonomie chiedono l'istituzione «entro 15 giorni di una Commissione mista paritetica con poteri e compiti straordinari alla quale affidare entro 3 mesi la funzione di proporre e approvare un disegno di legge che contenga un piano di riordino istituzionale nazionale e territoriale». Senza contare, aggiunge Castiglione, che «Regioni, Province e Comuni avevano annunciato la volontà di presentare una proposta di autoriforma delle istituzioni locali». Ma, a detta dell'Upi, l'annuncio del governo ha anche un altro risvolto negativo: se il Governo pensa di risparmiare spostando le competenze da Province a Regioni, si sbaglia. «L'aumento dei costi sarà elevatissimo» dice il vicepresidente dell'Upi e presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta. Una spesa che «il Governo conosce perchè lo ha già messo in guardia in tal senso anche l'ufficio studi del Senato». Tanto per cominciare, dice Saitta, «il contratto di lavoro dei circa 60 mila dipendenti delle Province italiane passando alle Regioni avrà un costo maggiorato del 20%. Per non parlare poi delle funzioni delegate che svolgiamo da anni per conto proprio delle Regioni a un costo di molto inferiore. Anche questa spesa tornerebbe a crescere». Insomma, per le Province si tratta di un altro boccone amaro da mandar giù. A Ferragosto, con la manovra, era stata paventata la loro riduzione: via tutti gli enti con meno di 300 mila abitanti la cui superficie complessiva risultasse inferiore a 3 mila chilometri quadrati. Solo una manciata di giorni fa l'articolo era stato stralciato, anche se era rimasto il comma che dimezzava il numero dei consiglieri provinciali. Ora, con il ddl costituzionale annunciato oggi tutte le province rischiano di sparire. Tutte tranne quelle autonome di Bolzano e Trento, che non posso essere eliminate con un ddl costituzionale perchè vincolate da un ancoraggio internazionale. Una clausola che non piace all'Upi del Veneto, che proprio oggi ha proposto l'abolizione delle Regioni a statuto speciale e delle Provincie autonome, perchè «godono di privilegi oggi insostenibili da parte di tutti».