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Bindi-Renzi, guerra a colpi di statuto

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Quest'ultimaaveva replicato alla richiesta del sindaco di fare le primarie per scegliere il candidato premier che lo statuto del partito Democratico prevede che il segretario sia anche il candidato ufficiale. Ieri la risposta, secca, di Renzi: «Se Rosy Bindi quest'estate ha avuto il tempo per rileggere lo statuto del Pd non può non aver visto che c'è una norma che impedisce di candidarsi per più di tre legislature. Lei è alla sesta». Per Renzi «il problema non è il candidato, ma allargare il consenso del Pd. Non basta parlar male di Berlusconi per vincere. Di solito i partiti cercano di prendere un voto in più. È poco democratico buttare fuori chi non è omologato». In merito alla volontà di candidarsi, Renzi ribadisce che vuole «continuare a fare il sindaco, anche per il secondo mandato», perché «Firenze vale più di qualsiasi ministero», ma sottolinea comunque che «la nuova generazione non può limitarsi a criticare» e che «deve avere il coraggio di presentare delle idee e un candidato che le sostenga. Ho anche detto che penso e spero che ci sia un altro candidato migliore di me». Secondo Renzi, poi, la pubblicazione su internet di tutti i redditi è solo «una misura spot» e la classe politica «sembra vivere sulla luna». Poco dopo è arrivata la contro-replica della presidente del partito Democratico: «In attesa di una nuova smentita del sindaco Renzi al rottamatore Renzi, ricordo a entrambi che nello Statuto del Pd l'articolo 21, che fissa a tre i mandati per l'elezione al Parlamento, in realtà prevede e disciplina, ai commi 8 e 9, anche le deroghe a questo limite. Deroghe che il partito ha ritenuto di dovermi concedere e di cui sono per questo orgogliosa». «Non prevedono deroghe invece – conclude la Bindi – gli articoli 3 e 18 dello Statuto in cui si stabilisce che il segretario nazionale è il nostro candidato alla Presidenza del Consiglio anche nelle primarie di coalizione».

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