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La sberla di Napolitano: "Nessun governo tecnico"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Esecutivo tecnico? Macché. «Se c'è un governo che ha la fiducia del Parlamento non posso sovrapporvi, non dico il fatto ma nemmeno l'idea di un governo diverso». Napolitano, chiedendo un impegno comune per varare al più presto la manovra, chiarisce: Berlusconi è legittimato a governare. Dopo giorni in cui tutta l'opposizione sta tramando per estromettere Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi, è proprio il presidente della Repubblica a togliere ogni dubbio. E lo fa nel suo intervento in videocollegamento dal Quirinale, al workshop Ambrosetti, rispondendo a Sergio Romano che, sulla scia di quanto ipotizzato dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani («Se viene fuori una compagine che possa essere percepita in campo nazionale e internazionale come una cosa seria sono pronto a considerare tutte le ipotesi») indicava in un governo tecnico l'unica soluzione per ridare credibilità al Paese. Una domanda che permette al Capo dello Stato non solo di ricordare le competenze affidategli dalla Costituzione, ma anche di dimostrare come abbia sempre agito preoccupandosi di salvaguardare le istituzioni e il suo suolo di terzietà rispetto a maggioranza e opposizione. «Il presidente della Repubblica non interviene a formare o creare governi se ce n'è uno in carica che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento - ricorda Napolitano - quindi io non posso avere in mente nemmeno, o nel mio programma di intervento, la formazione di un governo diverso da quello attuale». Diverso sarebbe invece il caso in cui «si possa aprire una crisi di governo, e questo è sembrato poter accadere alla fine dello scorso anno (con il voto di fiudicia del 14 dicembre, ndr)». Una situazione che però, come precisa lo stesso Capo dello Stato, «non accadde». Se invece il governo dovesse essere in difficoltà «io, secondo i miei poteri e la prassi istituzionale, chiamerei a consulto tutte le forze politiche e mi assumerei anche la responsabilità di fare una proposta per la soluzione» visto che «la Costituzione mi dà, tra l'altro, la possibilità di incaricare la persona che debba formare nuovo il governo». Infine l'ultima precisazione a chi, fino a ieri, confidava in un suo colpo di mano per accelerare l'uscita di scena del presidente del Consiglio: «Non posso andare al di là del mio ruolo istituzionale. Non siamo una repubblica presidenziale, siamo una democrazia parlamentare». Eppure il presidente della Repubblica non ha voluto tralasciare l'importante capitolo sulla crisi economica. E così, se in serata durante la sua visita in Croazia, incontrando la comunità italiana di Pola, ha espresso grande preoccupazione per la situazione dell'Italia («Siamo alle prese con problemi molto spinosi che riguardano l'Eurozona: ma oggi l'Europa unita è il solo valido argine contro la decadenza dei nostri paesi perché da soli conteremmo molto meno»), in mattinata aveva chiesto alla politica un ulteriore gesto di responsabilità. Infatti, ricordando che in questi giorni il Parlamento è «impegnato in una discussione travagliata» sulla manovra, ha auspicato che ci sia un «impegno comune da parte della maggioranza e dell'opposizione» per approvarla prima dei sessanta giorni previsti per la conversione del decreto. «Occorre che vengano, ora e nel prossimo futuro, da parte italiana, chiarezza e certezza d'intenti e risultati, al di là di ogni oscillazione nociva alla credibilità degli orientamenti e dei comportamenti del paese», ha aggiunto Napolitano commentando il travaglio della manovra bis: «Altrimenti - ha ammonito il capo dello Stato - si finirebbe per cadere in situazioni in cui il nostro Paese vede riemegere e pesare su di sè antiche diffidenze». Il presidente della Repubblica ha infine chiesto ai politici un maggiore impegno per il futuro dell'Italia: «Dobbiamo portare avanti una prospettiva coerente che vada al di là dell'avvicendarsi dei governi. Non bisogna avere una prospettiva di tre settimane, e nemmeno di 20 mesi», cioè la scadenza naturale di questa legislatura, «dobbiamo guardare più avanti - ha sottolineato - abbiamo bisogno di scelte solide di medio o lungo periodo». E ha aggiunto: «Sono convinto che sia essenziale che vengano confermati e quindi tradotti in fatti concreti gli obiettivi del decreto di agosto che si riassumono nel raggiungimento del pareggio di bilancio già nel 2013. Lo ritengo essenziale e ho fiducia che a ciò si attengano tutti».

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