
La ricetta di Tremonti Anche i ricchi paghino

La parola magica è «trasparenza», senza guardare in faccia a nessuno, senza remore nei confronti dei potenti né falsi pudori verso i cittadini. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, intervenuto al 44esimo incontro nazionale di studi delle Acli a Castel Gandolfo (in serata è poi arrivato a Cernobbio, per la seconda giornata del Forum Ambrosetti), è stato chiaro. Nel mirino sono finiti prima di tutto gli istituti di credito: «Finora il rapporto con le banche è stato ispirato a un criterio di oggettivo segreto; credo sia importante superare, nella logica della trasparenza, questi schemi. Il modo in cui farlo lo si sta studiando al Senato, credo che un compromesso lo stiano trovando». Non è un passaggio secondario. Dopo tante ipotesi di soluzione, alla fine il cuore della manovra economica è la lotta all'evasione; e dato che su questo versante lo scetticismo impera - stante l'esperienza passata - è necessario fissare nuove regole. «È molto importante - ha detto Tremonti - cambiare le norme che c'erano prima». E il termine "norma" va collegato con "pena": «A seguito di tanti fatti, procedure e prassi, il sistema penale è diventato virtuale. Una modifica dei dettami delle prescrizioni e di altre componenti può dare un messaggio di prevenzione che si articolerà usando i Comuni, coinvolgendo le banche e anche modificando un po' il penale». La ricetta è servita: banche trasparenti in modo da poter controllare i conti, Comuni «vigilantes» così da stanare i finti poveri e pene certe e severe come terminale di un'operazione che vuole finalmente mettere con le spalle al muro i - pur ricchissimi - parassiti sociali. «Il ritorno a un ruolo importante dei Comuni attraverso i consigli tributari - ha spiegato Tremonti - è un primo passaggio decisivo perché se sei sul territorio capisci che dichiarare 40mila euro ma avere tante altre cose può risultare strano». Il punto, insomma, è colpire i ricchi evasori per garantire quel gettito che tranquillizzi l'Europa sulla correttezza della manovra. E Tremonti ci crede: «Quei soldi arriveranno, sono assolutamente coperti. Io penso - aggiunge - che ne arriveranno molti di più. In Italia ci sono 4 milioni di partite Iva e il controllo dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza non è più sufficiente». Con il contributo di solidarietà si pensava di racimolare 700 milioni di euro nel 2012 e 1,6 miliardi nel 2013; «in modo irresponsabile si è detto che ora non sono più coperti, ma la copertura arriverà dalla lotta all'evasione». Niente mani nelle tasche degli italiani, quindi, a meno che non siano evasori e milionari. Al rappresentante di Arezzo delle Acli che gli ha mostrato un cartello con scritto «Anche i ricchi paghino», Tremonti ha replicato: «Sono d'accordo anch'io, sarei grato se mi permettessero di portare via quel cartello. Così, tanto per ricordarmelo». In quel concetto, finito nell'automobile del ministro, c'è tutta la manovra.
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