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Tonino ricomincia a "mangiarsi" il Pd

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Antonio Di Pietro

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La definizione più efficace, probabilmente, l'ha data il sindaco di Bari Michele Emiliano che con Tonino condivide un passato in magistratura (è stato sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari). «Di Pietro non si sta comportando bene - ha detto partecipando martedì sera a VeDrò la manifestazione organizzata ogni anno dal think net di Enrico Letta - perché sta approfittando della situazione del Pd. Sta giocando a "frega compagno", cioè approfitta delle incertezze degli amici per tentare di avere vantaggi». «Ho giocato tanti anni a basket - ha proseguito - e so anche che un compagno di squadra può sperare che tu giochi male per poterti sostituire. Questo non è certamente il migliore degli atteggiamenti perché non favorisce la squadra. Di Pietro in questo momento non sta favorendo il centrosinistra, ma il centrodestra». Ci risiamo. È bastato un refolo di inchiesta giudiziaria (che col passare del tempo si sta trasformando in una piccola bufera), qualche distinguo di troppo, e il rapporto tra Pd e Idv è tornato a farsi teso. Con Tonino impegnato nel suo sport preferito: cercare di «mangiarsi» i consensi dei Democratici. E pensare che, prima dell'estare, il partito di Pier Luigi Bersani sembrava essersi finalmente liberato dall'«abbraccio mortale» del suo alleato. Certo, c'erano stati i referendum sull'acqua e il nucleare che il leader Idv aveva cavalcato vittoriosamente, ma poi Di Pietro aveva inaugurato la sua «svolta moderata». Una chiacchierata nell'Aula di Montecitorio con il «cattivo» Silvio Berlusconi, qualche apertura di credito nei confronti della maggioranza e il suo elettorato era rimasto un po' spiazzato. Si diceva che il «nuovo» Tonino, pensando alla fine della stagione politica del Cavaliere, volesse riposizionarsi per poter intercettare i delusi del centrodestra. Poi l'estate ha portato in dono un Pd in crisi e l'ex pm non si è lasciato sfuggire l'occasione. C'è il caso Penati che ogni giorno si arricchisce di nuovi elementi. Di Pietro ha già emesso la sua sentenza: «Vedo che l'accusa è irrobustita da un'accurata documentazione. Per chi è accusato sarà difficile dimostrare la propria innocenza». Sentenza che tira in ballo lo stesso Bersani: «Quando una nave va a sbattere sugli scogli la responsabilità oggettiva se la porta a casa il comandante». Insomma il leader dell'Idv è tornato ad accelerare sul tema della legalità e della questione morale su cui il popolo democratico è particolarmente sensibile. Ma c'è anche il fronte referendum. Da tempo l'ex pm ha lanciato la raccolta di firme per l'abolizione della legge elettorale. L'argomento ha scatenato il solito psicodramma collettivo all'interno del Pd. Bersani, che oggi ne parlerà nella riunione del coordinamento, continua a frenare. Romano Prodi e Walter Veltroni sono partiti lancia in resta.  Tonino non si è risparmiato un commento: «Rivolgo un accorato appello a tutte le grandi personalità che finalmente, avendo visto che riusciamo a raccogliere le firme, vengono a firmare pure loro. Noi li ringraziamo delle loro firme del giorno dopo. Che ne dite se invece di firmare soltanto non venite insieme a noi nei mercati, nelle piazze, nelle strade, a raccogliere le altre 499.999 firme?» Ultimo capitolo: lo sciopero della Cgil il 6 settembre. Anche qui Di Pietro ha giocato d'anticipo schierandosi con il sindaco mentre il Pd si divideva tra critici e entusiasti. «Chiediamo al Pd - spiegava in un'intervista al Fatto Quotidiano meno di una settimana fa - di rompere gli ormeggi e uscire allo scoperto». Un po' difficile per una barca che è finita sugli «scogli».  

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