Si allarga ancora l'inchiesta della Procura di Monza che indaga sul giro di presunte tangenti per le aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni.
Ilfilone di indagine è quello che vede indagato l'imprenditore-ingegnere Michele Molina nell'ambito di suoi rapporti opachi e poco chiari, stando ad alcune testimonianze, con l'architetto Renato Sarno, che secondo i pm curava gli interessi di Filippo Penati. A tirare in ballo Molina, che si occupa di sviluppo immobiliare e in particolare di centri commerciali, è stato una delle «gole profonde», l'imprenditore Piero Di Caterina. Davanti ai pm, infatti, Di Caterina ha raccontato che l'architetto Sarno gli avrebbe parlato di rapporti economici «opachi ed anomali» tra lui e l'ingegner Molina in un periodo che va dal 2007 al 2008. L'architetto avrebbe detto a Di Caterina che Molina era interessato all'area della ex dogana del comune di Segrate, dove dovrebbe sorgere l'Idroscalo Center. Secondo le dichiarazioni di Di Caterina, Sarno e Molina avrebbero avuto contatti in relazione al progetto, quando Penati era presidente della Provincia di Milano. Secondo le indagini, l'architetto Sarno era in stretti rapporti con Penati ed era anche stato «indicato da Penati come colui che avrebbe trovato la soluzione al problema relativo alla restituzione del denaro a Di Caterina» attraverso il Gruppo Gavio. Il progetto dell'Idroscalo Center, che dovrebbe diventare una vasta area di centri commerciali, è ancora fermo, dopo alcune polemiche politiche. Ma nell'inchiesta ci sono anche una serie di intercettazioni telefoniche tra l'ex braccio destro di Penati, Giordano Vimercati, e l'ex dg del Comune di Sesto San Giovanni, Marco Bertoli (dimessosi ieri dalla carica), che provano l'attuale interesse, secondo i pm, per l'operazione immobiliare sull'area Falck ancora aperta. Stando a quanto si è saputo, infatti, ci sono alcune telefonate risalenti alla primavera scorsa nel corso delle quali Vimercati e Bertoli, entrambi indagati nell'inchiesta, fanno riferimento all'area Falck e al loro interesse a svolgere un ruolo nell'operazione. In particolare, secondo i pm, Vimercati si muove per conto delle cooperative emiliane e le considera come una sorta di «clienti», anche se non ha, secondo gli inquirenti alcun incarico formale per rappresentarle. Intanto, i pm stanno studiando una consulenza redatta da un commercialista da loro nominato riguardo all'operazione Milano-Serravalle, attraverso la quale la Provincia di Milano, allora guidata da Penati, acquistò il 15% delle quote della società autostradale dal Gruppo Gavio. In questo filone dell'indagine è indagato il manager di Banca Intesa, Maurizio Pagani, che stando ad alcune testimonianze avrebbe partecipato a riunioni in cui si sarebbe discusso di una tangente da versare a Penati e a Giordano Vimercati. Nel frattempo, l'ex assessore all'Edilizia del Comune di Sesto San Giovanni, Pasqualino Di Leva, ha fatto ricorso al Tribunale del riesame di Milano contro l'arresto. Una vicenda che diventa sempre più «scabrosa» per il Pd. Ieri il segretario dei Democratici, Pier Luigi Bersani, è tornato a parlarne alla festa dell'Api a Labro, in provincia di Rieti: «Quella di Penati è una vicenda dolorosa nella quale l'interessato ha fatto passi inediti nel panorama italiano. Il tema morale va preso molto sul serio è il Pd deve fare una ulteriore riflessione». «Nessuno – ha proseguito il leader del Pd – deve rivendicare una differenza genetica sulla questione morale. Ma il partito deve darsi regole stringenti. Tutti debbono essere uguali di fronte alla legge, parlamentari e non. È indispensabile inoltre approfondire il tema di una legge per i partiti con le certificazione dei bilanci, delle spese elettorali e con dei codici etici». Bersani ha sottolineato che «sui temi morali la sinistra a la pelle più sottile. Né Berlusconi e né Verdini faranno mai un passo indietro su questa questione».