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La segretaria del Cav ascoltata dai pm

Marinella Brambilla, storica segretaria del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Ieri è toccato a Marinella Brambilla, storica assistente di Silvio Berlusconi e ai legali di Giampaolo Tarantini, Giorgio Perroni e Nicola Quaranta. Oggi sarà la volta dell'imprenditore barese e di sua moglie Nicla De Venuto. L'inchiesta della Procura di Napoli sulla presunta estorsione di denaro ai danni del premier, orchestrata dal tandem Lavitola-Tarantini in cambio di una condotta processuale «addomesticata», prosegue con la convocazione delle persone «informate sui fatti», protagonisti di una vicenda nella quale la «persona offesa», il presidente del Consiglio, è costretto a ripetere di non aver subito alcun reato mentre, allo stato, non è ancora fissata una data per il suo interrogatorio. «È pura fantasia quello ipotizzato da questi pm. Pura fantasia. Ho dato una mano ad una famiglia che era abituata a vivere nell'agio e che si è ritrovata nella povertà più nera. L'ho fatto nei confronti di questa famiglia come per una miriade di persone che ricorrono a me. Quando vedo che ci sono motivi veri, lo faccio»: Berlusconi rivendica con forza la sua generosità, mentre i magistrati sono impegnati nel dare solidità al castello accusatorio che poggia sulle esortazioni di Lavitola al faccendiere pugliese: «Teniamolo sulla corda», «pressiamolo...». Ieri a Napoli c'è stato un faccia a faccia di tre ore tra Marinella Brambilla e i tre pm responsabili dell'inchiesta - Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio e Henry John Woodcock - insieme al procuratore aggiunto Francesco Greco. La «lady di ferro» dello staff presidenziale, secondo fonti giudiziarie riprese dalla Reuters, avrebbe risposto a tutte le richieste di precisazioni degli inquirenti con piglio decisionista. «Anche se alcune cose non coincidono», gli inquirenti sarebbero soddisfatti del colloquio. Già in passato, chiamata dalla Procura di Milano per un altro procedimento riguardante il premier, non aveva mostrato alcuna titubanza nel fronteggiare l'incalzante procedere delle domande formulate da Piercamillo Davigo, uno dei pm più puntigliosi del pool milanese: «Le cose stanno come le ho detto e se crede che io mi faccia intimidire dalle sue insistenze si sbaglia di quel po'...», replicò Marinella al magistrato. La Brambilla ha un rapporto ultratrentennale con Silvio, ed il suo ruolo nell'organigramma presidenziale non ha nulla a che vedere con quello tradizionale di segretaria particolare: è una collaboratrice preziosa e discreta, cresciuta con il «dottore» (come viene chiamato il premier da chi lo ha conosciuto prima della discesa nell'agone politico), figlia dell'allora governante di Via Rovani, l'unica in grado di avere la precedenza su tutti gli altri impegni in agenda. Viene descritta come una donna riservata, efficiente e soprattutto «tosta», in grado di conservare anche un buon rapporto con Veronica Lario, presente al suo matrimonio con Luca Pandolfi, celebrato l'anno scorso. Gli inquirenti napoletani hanno vagliato numerose telefonate partite dall'utenza panamense di Valter Lavitola, quella che riteneva erroneamente non potesse essere soggetta ad intercettazioni. Tra queste sbobinature, diverse riportano come interlocutore Marinella Brambilla, con la quale, scrive il gip Amelia Primavera, l'editore de l'Avanti! manteneva una sorta di «interlocuzione privilegiata».   Negli atti dell'inchiesta campana ci sono le trascrizioni di alcuni «accordi telefonici diretti» tra Lavitola e la Brambilla, di fatto degli appuntamenti che - nella ricostruzione del gip - configurerebbero «la consegna al primo di somme di danaro (...) 500 mila euro nel solo ultimo periodo». La Primavera ha interpretato poi le altre conversazioni, traducendo la formula, presente spesso nei dialoghi, «stampa di fotografie», con il passaggio di denaro al politico napoletano. «Quali particolari fotografie potrebbe mai stampare e consegnare la Brambilla tali da interessare il Lavitola che chiama da Panama?», afferma con una domanda retorica ancora il giudice. E, sempre secondo lo scatto d'insieme su cui poggia l'inchiesta, a ritirare le «foto» sarebbe stato incaricato tale Rafael Chavez, un collaboratore peruviano di Lavitola, che la Lady di ferro dell'eutourage berlusconiano appella con il nomignolo di «Juannino». Si tratterebbe del denaro destinato da Berlusconi a Tarantini, oggetto di una diatriba tra il faccendiere barese e l'imprenditore socialista che ne avrebbe trattenuto una larghissima parte per destinarla ad altre attività. «E allora agli altri sì e a me no? Io so' il coglione de tutta la storia?» si chiedeva Giampi in una telefonata del 17 luglio, nella quale reclamava ulteriori risorse da Berlusconi al fine di perpetuare, nonostante le tante disavventure giudiziarie nelle quali è incorso negli ultimi due anni, il suo elevatissimo tenore di vita. Oggi, intanto, sono previsti per Tarantini e la moglie Nicla Devenuto, arrestati giovedì dalla Digos a Roma, gli interrogatori di garanzia, ai quali parteciperanno anche i tre pm napoletani che hanno richiesto l'arresto - Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock - e i difensori degli indagati. Giampi verrà ascoltato nel carcere di Poggioreale; la sua consorte nel carcere femminile di Pozzuoli o in un'altra sede da definire.

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