Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La prima giornata di discussione della manovra in Commissione Bilancio del Senato si è conclusa con una battuta d'arresto per il governo.

default_image

  • a
  • a
  • a

Ilgoverno aveva dato parere contrario ma Forza del Sud ha votato con l'opposizione e l'emendamento è passato. Nello specifico l'approvazione di questo emendamento, che potrebbe comunque essere eliminato in sede di discussione in Aula, impone alle Pubbliche amministrazioni di certificare alle imprese l'ammontare del loro credito nei confronti dello Stato. Una dichiarazione che permetterebbe a quest'ultime di chiedere alle banche di saldare il debito e poi saranno proprio gli istituti di credito a rivalersi sullo Stato. Un'azione che solleva, secondo la maggioranza, due problemi sostanziali: il primo di carattere economico dato che questa possibilità riservata alle imprese creditrici potrebbe costare al Paese alcune decine di miliardi di euro, il secondo di carattere politico dato che il senatore di Forza del Sud (partito di maggioranza) Salvo Fleres non aveva annunciato il suo voto favorevole all'emendamento andando così in contrasto con quanto chiesto dal governo e dal relatore. Uno sgambetto che ha portato il presidente della Commissione Antonio Azzollini a chiudere immediatamente la sessione di lavoro che riprenderà stamattina alle 9,30 per proseguire con le votazioni a partire dagli emendamenti all'articolo 2 (sono 19 in tutto). Ieri poi è stata ventilata la possibilità che si prosegua con la discussione fino a domani, ma l'intenzione è quella di chiudere oggi stesso per portare il testo in Aula martedì prossimo. Nel corso del pomeriggio di ieri, intanto, erano stati approvati una decina di emendamenti all'articolo 1 e tra questi uno, presentato dall'opposizione e accolto da Azzollini che salva le feste del Primo Maggio, del 25 aprile e del 2 giugno ma non le feste patronali. Le tre feste civili, quindi, non saranno più accorpate alla domenica. Saranno invece accorpate alla domenica le feste patronali, con l'eccezione di quella di Roma, San Pietro e Paolo, che è tutelata dal concordato. Ma non è l'unica novità. Sono salvi dalla soppressione gli enti di ricerca e gli enti culturali sotto i 70 dipendenti. Sono salvi quindi piccoli enti come l'Accademia della Crusca e l'Accademia dei Lincei. Novità positive anche per gli statali, nel caso di mancati risparmi dei ministeri. Non saranno i dipendenti a pagare con un rinvio della tredicesima ma i dirigenti responsabili con un taglio del 30% dei premi di risultato. Salvi anche i Fas regionali: non pagheranno al posto dei dicasteri che non risparmieranno. Ale.Ber.

Dai blog