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"Privatizziamo una rete Rai"

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Andrea Augello

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La manovra riscritta dal centrodestra va nella direzione giusta. Ma per rilanciare veramente il Paese occorre a breve fare altri interventi, più incisivi sul piano strutturale. Ne è convinto Andrea Augello, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che lancia una proposta «forte», privatizzare una delle reti Rai. «Si tratterebbe di una grande operazione, colpiremmo un moloch che nessuno ha mai avuto il coraggio di toccare. E poi lo Stato deve iniziare a ritirarsi da settori che non gli sono propri, penso ad esempio a molte società comunali che non hanno più motivo di restare pubbliche». Oltre le privatizzazioni sono in molti a pensare che a breve termine bisognerà mettere mano a una riforma più incisiva delle pensioni. È d'accordo? «Bisogna sicuramente intervenire sul sistema previdenziale. E il primo intervento è quello di innalzare l'età pensionabile delle donne a 65 anni anche nel privato. oltretutto ce lo chiede anche l'Unione Europea. Prevedendo, però, una serie di correttivi perché altrimenti rischiamo di avere donne che a 60 anni sono fuori dal ciclo produttivo e che poi restano per 5 anni senza un reddito». La soluzione quale può essere? «Si può studiare un meccanismo per cui abbiano almeno il 65 per cento della pensione fino a quando non hanno raggiunto l'età prevista». Bastano questi due interventi per quello che può essere visto come il secondo tempo della manovra? «No, vanno studiati meccanismi di contrasto di interesse per la lotta all'evasione». In concreto in che cosa si tradurrebbe? «Si possono pensare degli incentivi o dei bonus per quei cittadini che denunciano l'evasione, così come avviene in altri Paesi europei. Se lo Stato riuscisse, in alcune filiere, a introdurre la deduzione di una parte delle fatture si potrebbe portare alla luce un bel pezzo di "sommerso"». E i bonus? «È un altro meccanismo che ha lo stesso scopo. Se il cittadino che denuncia un'evasione aiuta a portare alla luce un grosso giro di "affari in nero" potrebbe vedersi riconosciuta una qualche forma di premio. Sono esempi, ma possono far parte di una politica più ampia di contrasto fiscale».

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